Se l’inchiesta in cui è indagato per corruzione con l’aggravante della transnazionalità dovesse farlo fuori (politicamente), scorreranno fiumi di champagne. Pure tra le fila del suo partito salteranno tappi. In generale, tra quanti, aspettando con ansia il passaggio del suo cadavere lungo il fiume, sono diventati vecchi. Ma la posta in gioco è molto più alta del suo futuro politico. Tutta la vicenda rischia di produrre un serio contraccolpo sul sistema sanitario lombardo, aspramente criticato dalla maggioranza dei nemici di Formigoni. Non è un caso che i presupposti dell’inchiesta ruotino attorno alla clinica Maugeri che, secondo l’accusa, avrebbe beneficiato, negli anni, di un occhio di riguardo da parte del governatore. Grazie ad apposite delibere finalizzate a rimpinguare oltremodo le casse della struttura sanitarie, si sarebbe dato vita – sempre secondo i Pm – a fondi neri da cui il governatore avrebbe attinto liberamente. Oscar Giannino ci spiega cosa non quadra tra le fondamene dell’impianto accusatorio.



Come valuta la vicenda?

Vedo agitarsi sullo sfondo una sorta di riflesso condizionato, che contamina il dibattito, tale per cui, ogni qualvolta si parla di sanità lombarda, sorge un’irritazione relativa alla sua peculiarità rispetto al modello prevalente 

Cosa intende?

Mi riferisco alla decisione di istituire un sistema di offerta pubblica del servizio sanitario che, al suo interno, contempli quella privato. In tempi di ristrettezze finanziarie è facile che si acuisca, nell’opinione di molti, la convinzione secondo la quale il settore pubblico deve essere gestito dal pubblico e avere esclusivamente dipendenti pubblici mentre, laddove subentrino attori privati, ci si trovi necessariamente in presenza di interessi illegittimi.



Alla base dell’inchiesta, infatti, ci sono presunti favori, in termini di finanziamenti, alla clinica Maugeri

Conosco bene i numeri della sanità lombarda e, avendo compiuto diversi studi comparati, posso affermare tranquillamente che, nell’ambito di questo sistema, la quota relativa al privato – rispetto alla definizione degli obiettivi ex ante e delle misure ex post che vincolano stanziamenti e trasferimenti – è quella, in Italia, più rigorosamente parametrata. Non solo: è anche la più avanzata ed efficiente. Detto questo, non credo che sia un atto un complotto; ma un attacco a questo sistema, invece, sì.



Al governatore lombardo, in particolare, si rinfaccia l’uso disinvolto dei finanziamenti destinati alle funzioni non tariffabili (prestazioni erogate dalle strutture sanitarie che non devono essere remunerate attraverso i tariffari)

Un miliardo di euro, su circa 18 miliardi destinati alla sanità lombarda, è stato erogato a questo genere di attività. E, effettivamente, tale fondo è stato presentato come la prova dell’esistenza di un grandissimo coefficiente di discrezionalità nell’attribuzione dei finanziamenti. Peccato che più dell’80% di queste risorse sia stato attribuito all’offerta pubblica: a piccoli ospedali, presidi o poliambulatori che, non riuscendo a rimanere in linea con gli obiettivi di iper-efficienza, ad essere rigorosi si sarebbe dovuti giungere alla conclusione che erano da chiudere o da accorpare.

E invece?

Sono state condotte valutazioni che tenevano conto, nell’ambito di un interlocuzione istituzionale, delle esigenze delle comunità locali e dei comuni interessati a difendere e preservare l’offerta dei piccoli ospedali, benché non in grado di tenere i conti in ordine. Si è deciso, quindi, di concedere comunque i finanziamenti; a patto che l’anno successivo all’erogazione si fossero messi in riga con i parametri di efficienza richiesti. Parametri che, nel privato, sono molto più rigidi. Sia rispetto al settore pubblico che al resto d’Italia.

Che cos’hanno in più?

La decisione di affidarsi a sistemi di programmazione e pre-attribuzione del budget, e di implementare sistemi di rilevazione successivi a tale attribuzione, è stata assunta svariati anni fa; con il tempo, il modello è stato sempre più perfezionato ed è stato possibile sviluppare un’organizzazione sempre più improntata alla gestione manageriale del sistema sanitario.

In ogni caso, si contesta a Formigoni la gestione clientelare della struttura del potere sanitario lombardo

Si critica il fatto che i direttori generali tendano a prevalere sugli assessori e sul potere politico. Il che tenderebbe a disegnare un modello gestionale appiattito sulla figura del presidente e al servizio di chissà quali interessi; tale critica confonde il malaffare con il suo contrario. In Lombardia, infatti, si è sviluppata una caratteristica strutturale-amministrativa nata proprio per evitare quello che, in altre Regioni, ha puntualmente portato al disastro.  Si è voluto impedire, cioè, che gli equilibri tra i partiti risultassero prevalenti sulle scelte di allocazione delle risorse e sui controlli di qualità ed efficienza nei centri di costo relativi a forniture e acquisizioni.

Tutto ciò non scongiura l’eventualità che i direttori delle Asl siano diretta emanazione del presidente

L’ipotesi è scongiurata dal fatto che la maggiore parte di essi sono professionisti dotati di elevate competenze tecniche. Il direttore generale deve essere portatore una robusta visione del rigore e della coerenza delle linee amministrative di efficienza, non della capacità alle correnti di partito. La Corte dei conti, registrando la virtuosità della contabilità lombarda, ha certificato che i direttori dispongono delle caratteristiche menzionate.

Formigoni ha affermato che se fosse stato destinato alla Maugeri un solo euro più del dovuto, tutte le altre cliniche se ne sarebbero accorte e sarebbero insorte. E’ verosimile?

Conoscendo la gestione della contabilità delle cliniche lombarde, non vi è dubbio che non potrebbe essere altrimenti.

Tornando all’inchiesta, come giudica l’atteggiamento della magistratura?

L’esperienza degli ultimi 20 anni insegna che rispondere alle indagini denunciando le particolari attenzioni dei magistrati è pratica inefficace, nonchè argomento in grado di eccitare esclusivamente gli appartenenti più convinti alle varie tribù contrapposte. Meglio lasciar parlare i fatti.

 

(Paolo Nessi)