I tagli alla sanità da 4 miliardi di euro, di cui si parla nella bozza della legge di stabilità, rischiano di trasformarsi in una nuova Imu per le famiglie italiane. A lanciare l’allarme è Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, secondo cui «se la riduzione della spesa sanitaria si concretizzerà in un abbassamento della quantità e della qualità delle prestazioni erogate gratuitamente dalla sanità pubblica, a farne le spese saranno i bilanci familiari. In altre parole, questi tagli si trasformeranno in una tassazione indiretta». Tre le misure fiscali più importanti contenute nella legge di stabilità, stando sempre alla bozza, ci sarebbe l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, che passerebbe (il condizionale è d’obbligo) dal 20% al 22%. A ciò si aggiungerebbe una deduzione Irap per le imprese pari a 15mila euro annui da calcolare su ciascuno dei neoassunti a tempo indeterminato. Inoltre, sarebbe in arrivo la nuova tassa locale sui rifiuti e sulle case che si chiamerà Trise e che sarà composta da Tari e da Tasi. Di queste due componenti, la prima sarà destinata alla copertura dei costi per lo smaltimento dei rifiuti urbani, la seconda alla copertura dei costi indivisibili dei Comuni.
Professor Campiglio, cambiano i nomi delle tasse ma non la sostanza. Alla fine le famiglie e le imprese italiane pagheranno di più o di meno?
L’aspetto positivo da sottolineare è indubbiamente la riduzione del costo del lavoro per l’Irap legato all’assunzione a tempo indeterminato. A colpire però è soprattutto il taglio di oltre 4 miliardi di euro per la sanità pubblica. Si tratta di una cifra molto rilevante, e bisognerà vedere nei prossimi mesi se davvero andrà a incidere sugli sprechi. Il pericolo di un taglio così marcato è che si continui in un processo di slittamento verso una privatizzazione della sanità. Il sollievo che alle famiglie arriva dalla sospensione dell’Imu sulla prima casa può essere annullato se i tagli sono molto rilevanti.
L’incremento della tassazione sulle rendite finanziarie è una misura equa?
A essere colpiti saranno soprattutto i grandi patrimoni, per i quali l’aumento dell’aliquota al 22% non rappresenta un grande sacrificio. A essere penalizzata è però anche una parte di rilievo dei risparmi dei ceti medi investiti in titoli di Stato.
Quali saranno quindi gli effetti complessivi?
Nel 2012 le addizionali d’imposta di Regioni, Province e Comuni erano già aumentate in un anno del 25%. Le misure contenute nella legge di stabilità rischiano ora di aggiungersi al livello locale come già è avvenuto nel 2012. L’Italia ha già una pressione fiscale molto alta, pari al 44%.
Da che cosa è causata questa tassazione così pesante?
Un elemento di rilievo di questo dato è legato all’aumento dell’imposizione fiscale locale avvenuta l’anno scorso, mentre nello stesso tempo quella nazionale non è diminuita. Mi auguro quindi che la nuova legge di stabilità sia stata valutata complessivamente dai tecnici del ministero dell’Economia, e che non vada ad aumentare ulteriormente il prelievo fiscale sulle famiglie, in modo diretto o indiretto.
In che senso parla di un aumento indiretto dell’imposizione fiscale?
I tagli alla sanità, se dovessero rappresentare un aumento di spesa per le famiglie, sarebbero a loro volta una forma pur indiretta di tassazione. Molto dipende dalle modalità attraverso cui saranno effettuati i tagli. Il rischio è che l’effetto sia quello di indurre le famiglie a spendere per prestazioni che in precedenza erano erogate dal settore pubblico. Si tratta di uno scivolamento dal pubblico al privato che riduce il potere d’acquisto delle famiglie.
Secondo quali modalità avverrebbe questo scivolamento?
Quest’ultima potrebbe essere la conseguenza della presenza di oneri aggiuntivi sulle prestazioni della sanità pubblica o della necessità di rivolgersi a quella privata. Sottolineo che si tratta di un rischio implicato nei tagli alla sanità, ma non necessariamente del loro risultato. Se la legge di stabilità è effettivamente mirata agli sprechi sanitari, è invece possibile che ciò non si verifichi.
(Pietro Vernizzi)