Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha rilasciato diverse dichiarazioni riguardo il virus ebola durante un’audizione davanti alle commissioni Affari sociali e Affari Esteri della Camera. “Con i tagli lineari al Sistema sanitario nazionale si mette anche a rischio il sistema dei controlli”, ha detto la responsabile del dicastero, spiegando che “le ispezioni non si fanno da sole. La sicurezza è una priorità e per questo ho chiesto più fondi nella legge di stabilità destinati al controllo sanitario di porti e aeroporti, che svolgono gli operatori dell’Usmaf, gli Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera. Abbiamo molti fronti aperti e serve un rafforzamento del sistema di sicurezza”. È da escludere il rischio di una diffusione dell’epidemia in Europa se si farà “una buona sorveglianza sui viaggiatori europei che vengono dai Paesi interessati”, che sono Guinea, Sierra Leone e Liberia. La cosa importante è l’evacuazione di cooperatori e medici dai Paesi dai paesi colpiti dal virus, per questo “c’è assoluta necessità che i cooperatori diano notizia dei propri spostamenti all’interno del territorio europeo anche se stanno bene. Ci aspettiamo contaminazioni e allarmi, veri o falsi, rispetto ai cooperatori e medici che sono ora in Africa occidentale e che torneranno nelle prossime settimane”. (Serena Marotta)



E’ allarme ebola in Spagna, dove si registrano tre nuovi casi sospetti dopo quello accertato nella giornata di ieri. Oltre all’infermiera ausiliaria di 44 anni, ricoverata ieri mattina all’ospedale Carlo III-La Paz di Madrid per aver contratto il virus ebola, altre tre persone sono sotto osservazione presso lo stesso nosocomio. Lo ha fatto sapere oggi in conferenza stampa il gestore dell’ospedale, Rafael Perez-Santamarina, spiegando che i tre nuovi pazienti sono il marito dell’infermiera malata, un’altra infermiera che faceva parte del gruppo che ha assistito i due missionari deceduti e infine un turista nigeriano che proveniva dall’Africa occidentale. “Vogliamo tranquillizzare la società – ha detto Perez-Santamarina – E’ una cosa che ci ha colto di sorpresa. Ma ora stiamo rivedendo tutti i protocolli di prevenzione, perché non torni a ripetersi”.



Il primo contagio europeo di Ebola si è registrato a Madrid e la donna sfortunata protagonista è l’infermiera 44nnne che curò Manuel Garcia Viejo, il missionario spagnolo in Sierra Leone vinto dal virus il 26 settembre. Intervistati da Il Corriere della Sera,  Giuseppe Ippolito, direttore scientifico del Lazzaro Spallanzani e Gianni Rezza, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, dicono: “L’infermiera spagnola, se avesse seguito le procedure di sicurezza, non si sarebbe infettata. Evidentemente ha commesso un errore e non si é protetta come avrebbe dovuto. Se tutte le precauzioni vengono adottate (guanti doppi, cappuccio, mascherina filtrante, occhiale, precise regole di svestizione) gli operatori non corrono pericoli. Dunque dal punto di vista del rischio per l’Europa e l’Italia non cambia nulla”. A differenza di quanto detto da qualche infondato rumors, il virus non sta mutando: “Stesse modalità di contagio, stessa virulenza. L’infezione si trasmette attraverso il contatto diretto con i liquidi organici della persona malata che ha già i sintomi”. L’Ebola non si trasmette dunque per via aerea come la Sars: “Sono speculazioni senza fondamento, come ha chiarito l’Organizzazione mondiale della sanità. Finora i ricercatori non si sono mai trovati di fronte a un virus capace di mutare con tanta rapidità e modificare così drasticamente il modo di trasmettersi. Ebola non è mai stato isolato nel sudore”.



E’ risultata positiva ai test sul virus dell’Ebola una infermiera spagnola. La donna si era occupata di un paziente affetto anche lui dal virus in una clinica di Madrid. La donna era stata in contatto con il missionario Manuel Garcia Viejo, morto il 25 settembre scorso a Madrid e per lungo tempo in Sierra Leone.  Quello dell’infermiera spagnola è dunque il primo caso di Ebola nel nostro contienente. Per quanto riguarda invece la persona affetta dall’Ebola negli Stati Uniti, sembra che prima di essere ricoverato l’uomo sia stato in contatto con 114 persone, tutte potenziali vittime del virus. Al momento in Africa si contano più di 3400 persone morte e 7500 infette.