«Sinceramente spero che il governo non incrementi i tagli alla spesa pubblica per conformarsi alle indicazioni contenute nella lettera della Commissione Ue. Ridurre le risorse per la sanità è un fatto molto grave in quanto in questo momento significa abbassare l’aspettativa di vita. Queste sforbiciate hanno portato quasi 9 milioni di cittadini italiani a rinunciare alla diagnostica e ai controlli». È quanto afferma Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma. Il Governo italiano ha ricevuto la lettera della Commissione Ue con le osservazioni sulla legge di bilancio 2017 e già domani potrebbe inviare la sua risposta.



Professore, se il problema della legge di bilancio 2017 sono le coperture, com’è possibile trovare una soluzione?

Sulla questione delle coperture condivido l’impostazione del governo italiano. L’Italia deve mantenere il rapporto deficit Pil al di sotto del 3%, ma non deve assolutamente puntare al pareggio di bilancio che in questo momento sarebbe troppo recessivo. Il governo ha spiegato bene che alcune delle sue misure, relative alle agevolazioni degli investimenti, quali superammortamento ed Ecobonus, sono sostenibili e in grado di rilanciare l’economia. Queste misure si sostengono dunque anche dal punto di vista del bilancio pubblico.



In che senso?

La storia degli ultimi 18 anni ci insegna che l’Ecobonus ha portato addirittura a un piccolo beneficio alle finanze pubbliche, nonostante lo Stato abbia speso complessivamente 18 miliardi in termini di agevolazioni fiscali. La legge di bilancio 2017 è corretta e ben equilibrata dal punto di vista della parte sociale e di stimolo agli investimenti. Una manovra di questo tipo non dovrebbe quindi arrecare danni alla finanza pubblica. Tra l’altro non credo che sia opportuno insistere ulteriormente sui tagli alla spesa, in quanto questi ultimi determinano un effetto immediatamente recessivo.



Eppure il governo sembra proprio che intenda rafforzare i tagli in risposta alla lettera Ue…

Sinceramente spero che non lo faccia, perché tagliare nel campo della sanità è un fatto molto grave, in quanto in questo momento significa ridurre l’aspettativa di vita. Le sforbiciate al bilancio della sanità hanno portato quasi 9 milioni di cittadini italiani a rinunciare alla diagnostica e ai controlli, e ciò sta producendo degli effetti significativi sulla nostra salute.

Su che cosa tagliare allora?

Il governo è stato abbastanza generoso con i pensionati, soprattutto con quelli che non si trovano al di sotto della soglia di povertà. Forse quello è l’unico ambito dove è possibile limare qualcosa.

 

A quali conseguenze può portare lo scontro tra Matteo Renzi e la Commissione Ue?

Rispetto alla presa di posizione del presidente del consiglio io sono d’accordo, anzi è qualcosa che sollecitavo da tempo. Il problema sta proprio nel vizio di fondo della politica europea: ritenere che il pareggio di bilancio sia l’obiettivo da perseguire.

 

Che cosa dovrebbe fare invece l’Unione europea?

L’Unione europea avrebbe dovuto da tempo studiare delle politiche keynesiane più robuste e basate su investimenti pubblici. In particolare i Paesi in surplus avrebbero il dovere di stimolare la domanda nell’Unione europea, riducendo in parte il loro avanzo commerciale con politiche di investimento. Ciò non è avvenuto, e quindi è un bene che Renzi sollevi il problema.

 

Renzi intanto riuscirà a spostare il momento della verità sulla legge di bilancio a dopo il referendum?

Questa è un’opportunità politica che la stessa Commissione Ue e le altre istituzioni comunitarie valuteranno. Non credo sia interesse dell’Unione europea mettere Renzi in difficoltà. D’altra parte dopo la Brexit, e con la marea populista che avanza in questo momento, le istituzioni europee hanno tutto l’interesse a non alzare lo scontro interno tra quelli che comunque sono i sostenitori dell’idea europeista.

 

(Pietro Vernizzi)