Ci sono alcuni sintomi che preannunciano l’arrivo del morbo di Parkinson che devono far preoccupare e che possono rappresentare dei campanelli d’allarme in grado di mettere in guardia e di avviare le giuste cure ancor prima dell’effettivo manifestarsi della malattia. Tra questi c’è il tremore a riposo che colpisce spesso la mandibola ma anche mani e piedi. Attenzione poi ai disturbi dell’equilibrio che possono causare dei problemi non riscontrabili in una situazione normale. La voce può comparire leggermente flebile e con la ripetizione di sillabe. Si fa fatica anche a deglutire e la saliva si accumula in bocca. Disturbi urinari e stipsi poi sono dei problemi che associati ad altri già descritti possono portare a fare un quadro generale di quello che sta accadendo all’interno dell’organismo della persona colpita. attenzione anche a tutti i disturbi cognitii che però di solito compaiono nella fase più avanzata. (agg. di Matteo Fantozzi)
ATTENZIONE AGLI ANSIOLITICI LEGGERI
Negli ultimi tempi, si è riaperta una discussione che aveva animato il dibattito scientifico già in passato e che riguarda le possibili condizioni che possono portare a un aggravamento del morbo di Parkinson: tra queste condizioni o fattori ci sono alcuni farmaci che, in determinate dosi, contribuiscono a un aggravamento della malattia e questo è dovuto anche alle note difficoltà a diagnosticare i sintomi del morbo stesso. Tra i farmaci “pericolosi” per coloro che si trovano in uno stadio di Parkinson iniziale o non ne sono comunque ancora affetti ci sono sicuramente quelli antipsicotici, ad eccezione di alcuni, e soprattutto quelli ansiolitici e che portano a quella condizione che gli esperti chiamano “Parkinson iatrogeno”, ovvero causato da quelle stesse sostanze contenute nelle medicine. Ovviamente, come fanno notare i medici, affinché ciò si verifichi è necessario che l’assunzione sia prolungata e costante in un certo arco di tempo. (agg. R. G. Flore)
UNA APP PER CAPIRE SE SI E’ AFFETTI
I ricercatori dell’Istituto dei sistemi di intelligenza e robotica, con sede in Svizzera, utilizzano gli smartphone per provare a diagnosticare il terribile morbo di Parkinson, malanno che ormai da una vita affligge l’uomo, e che nessuno è riuscito fino ad oggi a contenere con apposita cura. Ricordiamo che il morbo di Parkinson colpisce soprattutto il sesso maschile in età anziana, ed è un disturbo del sistema nervoso centrale, che induce la persona colpita a non riuscire più a controllare i movimenti dei propri arti, ma anche a camminare o a parlare. Nel mondo vi sono oltre 6 milioni di persone che soffrono di questo disturbo e un quarto delle diagnosi viene sbagliato. Schwab e Walter Karlen, due ricercatori dell’istituto elvetico di cui sopra, hanno così deciso di realizzare un’applicazione per smartphone che raccoglie appositi dati dei presunti pazienti, e che permette di capire se la stessa sia affetta o meno da morbo di Parkinson. Si tratta di un sistema senza dubbio innovativo che speriamo possa aiutare a migliorare la vita delle persone. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL PARERE DELL’ESPERTO
Alcuni farmaci possono causare il morbo di Parkinson: alcuni pazienti, convinti di assumere ansiolitici leggeri, finiscono invece per prendere farmaci che possono aggravare o addirittura produrre “parkinsonismo iatrogeno”. Ciò accade perché non è facile diagnosticare questa malattia se non è presente il tremore di riposo, anche se in alcuni casi, nonostante ciò, questo sintomo può essere attribuito anche a depressione e ansia. Lo ha spiegato il professor Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson Asst Pini-CTO di Milano, al Corriere della Sera. «Se il paziente è “solamente” rigido o impacciato nei movimenti, vi sono spesso molti dubbi, che si traducono in un ritardo diagnostico o nell’applicazione di terapie che possono aggravare i sintomi». Una persona con una patologia lieve, non riconosciuta, in poche settimane può ritrovarsi ad avere sintomi gravi. La ragione per Pezzoli è semplice: «Il medico non sa che alcuni farmaci dai nomi famigliari sono fortemente controindicati nell’uso cronico anche in soggetti non parkinsoniani, e peggio ancora se si sospetta un Parkinson iniziale».
“QUALI FARMACI AGGRAVANO O PRODUCONO PARKINSONISMO”
Quali sono i farmaci che possono causare aggravare i sintomi del morbo di Parkinson? «Sono tutti gli antipsicotici di vecchia e nuova generazione, con l’esclusione di clozapina e quetiapina a bassi dosaggi», ha spiegato il professor Gianni Pezzoli al Corriere della Sera. Si tratta di preparati prescritti per patologie gravi, come schizofrenia e paranoia, e che quindi vanno assunti sotto stretto controllo psichiatrico. Ma sono farmaci prescritti dagli psichiatri, che ne conoscono i rischi. Invece ci sono pazienti convinti di assumere ansiolitici leggeri che invece prendono farmaci che aggravano o producono parkinsonismo anche se non sono malati. In questo caso si parla di “parkinsonismo iatrogeno”, cioè indotto dai farmaci. «Ci sono poi i farmaci antivomito a base di metoclopramide, che sono anche in libera vendita». Se li si assume quotidianamente per mesi o anni, «ecco che gli effetti collaterali motori si presentano spesso». Ma Pezzoli cita anche «i farmaci antivertiginosi e alcuni antiipertensivi usati oramai raramente». Se compaiono sintomi di parkinsonismo iatrogeno bisogna «sospendere questi preparati e se il paziente non torna a una condizione di normalità, iniziare una terapia anti-Parkinson tradizionale, a basso dosaggio, associata a una fisioterapia giornaliera», perché «è difficile che il malato possa, senza farmaci, ritornare a una situazione di completa normalità».