Pico della Mirandola fu avvelenato. Il filosofo non morì dunque di sifilide come si era creduto fino a questo momento. Scomparso a soli 32 anni è arrivato uno studio davvero molto interessante di un team multidisciplinare delle Università di Bologna, Pisa, Salento, Valencia (Spagna), Max Planck Institute (Germania), York (Gran Bretagna) e insieme anche agli esperti del Ris di Parma. I ricercatori hanno analizzato ossa, unghie, tessuti molli mummificati oltre a vestiti e legno della cassa ritrovati nella sepoltura in un chiostro che si trova vicino alla Basilica fiorentina di San Marco. Lo studio è stato fatto grazie a una serie di analisi di carattere biologico e chimico-fisico. Si è lavorato sia per confermare l’identificazione dei resti, sia per rilevare la presenza del veleno. Così all’improvviso si è riusciti a cambiare il modo di vedere di alcuni perdurato per 500 anni.
Pico della Mirandola fu avvelenato: studio pubblicato sul Journal of Forensic and Legal Medicine
La scoperta della morte di Pico della Mirandola per avvelenamento è stata pubblicata su Journal of Forensic and Legal Medicine tramite uno studio multidisciplinare. Fulvio Bartoli, del dipartimento di Biologia dell’ateneo pisano, spiega: “Gli esami hanno dimostrato che nei resti del filosofo erano presenti segni riconducibili a una intossicazione da arsenico”. Come riportato da Il Messaggero continua: “I livelli del veleno erano potenzialmente letali, compatibili anche con la morte per avvelenamento acuto. È molto difficile dimostrare, ovviamente, che si tratti di un avvelenamento intenzionale. Questa ipotesi è sostenuta da varie fonti documentali e storiche“. Bartoli va poi nello specifico per raccontare anche come si è svolto lo studio: “La nostra indagine ha riguardato anche le spoglie di un altro grande umanista, cioè Angelo Poliziano. Anche lui scomparve prematuramente nel 1495 e inumato in una tomba vicino a quella di Pico della Mirandola. In questo caso però non risulta confermata l’ipotesi di un avvelenamento”.