Allarme in Friuli Venezia Giulia per la peste suina africana (Psa). Si tratta di una malattia virale di suini e cinghiali che è altamente letale per i suini domestici, ma va precisato che è assolutamente innocua per l’uomo. Focolai infettivi ed epidemie di peste si sono verificati nei Paesi dell’Est, quindi il Ministero della Salute ha chiesto recentemente una simulazione per il Friuli Venezia Giulia visto che è geograficamente la regione più vicina. La simulazione aveva lo scopo di capire se la regione è preparata ad affrontare un’eventuale emergenza che ovviamente si spera non arrivi. Il direttore del servizio sanità pubblica veterinaria della Regione, Manlio Palei, ha a tal proposito fatto sapere al Gazzettino che dalla simulazione di due giorni sono emerse criticità sulla prontezza dei servizi nel caso in cui dovesse arrivare anche qui la peste suina africana. Per ora non ci sono focolai in Italia, ma i cinghiali selvatici sono monitorati. Del resto non ci sono né vaccini né cure, inoltre l’elevata capacità di diffusione della malattia provoca conseguenze devastanti per il settore suinicolo dal punto di vista economico.
PESTE SUINA AFRICANA, I CONSIGLI DELL’ESPERTO
I ceppi più aggressivi di peste suina africana (Psa) sono generalmente letali: il decesso avviene entro 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi. In caso di arrivo della malattia, le procedure prevedono il blocco commerciale di animali sottoprodotti per 40 giorni e nei casi più gravi per aree di 3.600 chilometri, ben oltre i confini regionali. Una situazione che potrebbe mettere in ginocchio molti produttori. I servizi sanitari – come riportato dal Gazzettino – si stanno attrezzando, ma la cittadinanza può fare la sua parte. Non bisogna trasportare alimenti che provengono dai Paesi dell’Est dove sono presenti focolai di questo virus, che peraltro è molto resistente. Così sono infatti nati i primi focolai in Belgio, fa sapere Manlio Palei. Inoltre, non bisogna gettare resti di cibo sul territorio, ossa che potrebbero venire ingerite dai cinghiali selvatici, su cui si sta concentrando l’attenzione dei serviti veterinari. A breve comunque le carcasse di cinghiali rinvenuti morti saranno inviate all’Izsum, l’Istituto zooprofilattico di Perugia per le analisi del caso. Per prevenire l’introduzione del virus della peste suina africana è importante non portare dalle zone infette prodotti a base di carne suina o di cinghiale, come carne fresca o surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, a meno che non abbiano etichetta con bollo sanitario ovale.