Abbiamo intervistato Silvia Chelazzi, assaggiatrice di frutta non vedente che ci ha raccontato questa nuova professione: “Non è un vero e proprio lavoro, ma un piacere. Nasce come una collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa in particolare con la professoressa Susanna Bartolini che da qualche anno ci ha chiesto di assaggiare alcune varietà di frutta antiche non molto commerciali in quanto hanno dei difetti proprio perché per natura si proteggono dagli agenti atmosferici“. Ci racconta anche come è diventata non vedente: “Io nasco vedente con dieci decimi. Mi ritrovo poi cieca assoluta dopo una reazione a un farmaco. Questo è successo nel giugno del 2006 quando dopo aver assunto un farmaco di uso comune, di cui non dico il nome, il mio corpo si copre di bolle e la mia febbre va oltre i quaranta gradi. Mi ricoverano a Lucca dove hanno poca esperienza e poi vengo trasferita a Parma. Inizialmente mi portano ai grandi ustionati per le bolle che avevano ricoperto il mio corpo al 70%. Successivamente mi mandano in terapia intensiva perché avevo problemi respiratori. Gli occhi hanno avuto la peggio, essendo la parte più deboli.”. (agg. di Matteo Fantozzi)
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ASSAGGIATRICE DI FRUTTA NON VEDENTE
Silvia Chelazzi
è una donna di 43 anni che diventata cieca è diventata un’assaggiatrice di frutta. Un mestiere particolare che la rende ancora più imparziale dei vedenti perché non condizionata dall’aspetto di ciò che va ad assaggiare. La donna vive a Santa Maria a Colle vicino a Lucca e dopo essere diventata cieca ha deciso di sfruttare gli altri sensi messi a disposizione di madre natura cioè gusto, tatto e olfatto. Il suo mestiere può orientare in modo migliore i coltivatori, bravi a lavorare su innesti in grado di rendere il frutto sia bello che buono. Una rivoluzione nella vita di una donna bellissima che si è dovuta trovare a fronteggiare un problema di salute sicuramente invalidante, ma che non le ha tolto la voglia di lottare e soprattutto di lavorare. Riuscendo a ricostruire la sua vita è stata in grado di ridare fiducia anche a chi, chiuso nel suo guscio, viveva lo stato da non vedente come un limite impossibile da affrontare.
Silvia Chelazzi, assaggiatrice di frutta cieca: ecco come è nato tutto
A Il Giornale Silvia Chelazzi ha raccontato il suo lavoro di assaggiatrice di frutta cieca. La donna ha voluto sottolineare: “Tutto è nato nel 2012 quando sono stata contattata da Susanna Bartolini. Questa è responsabile del percorso sensoriale oltre la vista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Voleva creare un gruppo non influenzato dalla vista per analizzare la qualità della frutta del territorio toscano. Spesso questi prodotti non sono invitanti per chi li giudica con gli occhi, perché presentano condizioni e colorazioni irregolari. Noi non vedenti possiamo capire quando un frutto è buono e possiamo dare delle indicazioni su qualità e difetti senza essere condizionati dall’aspetto visivo”. In un’epoca, come la nostra, in continua evoluzione ci troviamo di fronte alla possibilità di un nuovo mestiere che potrebbe dare la possibilità di esprimersi anche a quelle persone che non avendo il dono della vista si ritrovano magari chiusi nella loro stessa condizione.