Il batterio killer non ha colpito solo il Veneto e l’Emilia Romagna con diecimila pazienti che sono stati richiamati per diversi controlli. Rete Veneta sottolinea come siano state circa 185 le morti in tutto il mondo per questo problema. Al momento non è chiaro se questi casi siano da collegare tutti all’azienda LivaNova. Quest’ultima in Italia è fornitrice di macchinari per la circolazione extracorporea che si utilizza durante gli interventi di cardiochirurgia. Di certo va analizzato con attenzione il caso che ha portato alla diffusione di un batterio così devastante durante un’operazione decisamente delicata. Servirà ora capire cosa fare e soprattutto se i macchinari LivaNova saranno utilizzati ancora. Di certo è ancora difficile capire cosa capiterà all’azienda che si troverà ad affrontare delle difficoltà legali da gestire. Nelle prossime ore si scoprirà anche come stanno le diecimila persone richiamate per dei controlli proprio perché operate nell’arco temporale in cui sarebbe stato utilizzato il macchinario. (agg. di Matteo Fantozzi)



A RISCHIO GLI OPERATI AL CUORE

Sono stati richiamati 10mila pazienti a rischio per il batterio killer tra Veneto ed Emilia Romagna. Il rischio acclarato è nei pazienti che tra il 2010 e il 2018 sono stati operati al cuore, visto che questo virus si sarebbe sviluppato tramite macchinari per la circolazione extracorporea con responsabilità da legare all’azienda LivaNova fornitrice di questi. Queste macchine vengono utilizzate soprattutto negli interventi a cuore aperto quando il sangue deve essere fatto circolare all’esterno del corpo per permettere al cardiochirurgo e alla sua equipe di operare a cuore fermo. Una pratica ormai da anni considerata una consuetudine negli interventi a cuore aperto per la necessità di andare ad effettuare delle incisioni sul muscolo cardiaco che sarebbero impossibili da fare mentre questo pulsa e si riempie di sangue. Proprio dal macchinario si sarebbe sviluppato in vari pazienti un virus con il batterio killer pronto ad annidarsi. La paura è che alcuni abbiano dei problemi ancora al momento silenti, ma pericolosi per la loro salute. (agg. di Matteo Fantozzi)



RICHIAMATI 10MILA PAZIENTI A RISCHIO

Dopo il richiamo di circa 10mila pazienti operati nelle cardiochirurgie del Veneto, potenzialmente a rischio di infezione da batterio killer, la task force istituita dalla Regione ha addossato tutte le responsabilità sull’azienda LivaNova, fornitrice dei macchinari per la circolazione extracorporea difettosi utilizzati durante gli interventi di sostituzione della valvola cardiaca che sarebbero all’origine dei problemi che hanno portato in Italia al decesso di 6 persone. Il gruppo di lavoro della Regione ha chiarito:”Le evidenze scientifiche suggeriscono che l’infezione dei pazienti può avvenire tramite aerosol proveniente dall’acqua dei dispositivi. La Regione del Veneto congiuntamente alla Regione Emilia Romagna ha messo in atto un monitoraggio microbiologico relativo alla contaminazione dei dispositivi in parola”. (agg. di Dario D’Angelo)



I SINTOMI PREOCCUPANTI

Sono giorni di apprensione per i 10mila pazienti che tra il 2010 e il 31 gennaio 2017 hanno subito la sostituzione della valvola cardiaca nelle quattro Cardiochirurgie degli ospedali di Padova, Vicenza, Treviso e Mestre. A lanciare l’allarme è stata la Regione Veneto, denunciando i rischi di infezione da Mycobacterium Chimaera, il batterio killer che ha già fatto 6 morti. Da qui la decisione di inviare una scheda esplicativa dei sintomi e l’invito a contattare i numeri di telefono indicati nel caso in cui ne fosse insorto anche soltanto uno. Ma quali sono i sintomi che potrebbero lasciare presagire un’infezione da Mycobacterium Chimaera? Come riportato da Il Corriere della Sera, gli interessati dovrebbero preoccuparsi nel caso in cui avessero riscontrato febbre, sudorazioni notturne e deperimento organico protratti per oltre due settimane e non giustificati da altre cause. (agg. di Dario D’Angelo)

BATTERIO KILLER IN VENETO

Batterio killer in Veneto: sono 10mila i potenziali pazienti a rischio contagio. È questo quanto emerge dal Gruppo tecnico istituito dalla Regione in merito alla vicenda del Mycobacterium chimaera che era stato rinvenuto in un macchinario atto al riscaldamento e raffreddamento del sangue e che fino ad ora avrebbe causato la morte di ben sei persone. A tal proposito, si è deciso dunque di inviare a tutti i possibili pazienti sospettati di essere stati contagiati dal batterio delle lettere a casa contenenti delle schede informative relative ai sintomi e tutte le indicazioni necessarie per mettersi in contatto col personale medico in caso di bisogno oppure avere le delucidazioni del caso. Inoltre, secondo gli stessi esponenti del Gruppo di lavoro voluto dai vertici regionali pare che il Mycobacterium chimaera fosse già annidato nel sito di produzione del dispositivo utilizzato negli ospedali, motivo per cui la stesa Regione Veneto ha intenzione di tutelarsi contro la ditta realizzatrice, mentre ai vari reparti è stata data già disposizione di non collocare più i macchinari incriminati nelle stesse sale operatorie.

IL GRUPPO DI LAVORO DELLA REGIONE VENETO

L’incontro tenuto dal Gruppo di lavoro della Regione Veneto non ha solo stabilito l’invio delle suddette missive a casa dei potenziali pazienti infettati dal batterio killer, ma ha emesso pure un comunicato al termine della riunione in cui si spiega che il Mycobacterium Chimaera è in realtà molto diffuso in natura e in genere “non è pericoloso per la salute umana”: gli sporadici casi in cui vi siano stati episodi invasivi sono relativi proprio all’utilizzo dei macchinari per il raffreddamento e riscaldamento della temperatura del sangue necessari nel corso di determinati interventi chirurgici al cuore. “Le evidenze scientifiche suggeriscono che l’infezione dei pazienti può avvenire tramite aerosol dall’acqua dei dispositivi” continua il comunicato, ricordando che in maniera congiunta alla Regione Emilia Romagna anche il Veneto ha già avviato delle procedure di “monitoraggio microbiologico” in merito alla contaminazione dei dispositivi usati in sala operatoria. Infine, il comunicato si conclude ricordando che i casi diagnosticati di infezione in regione a oggi sono 16 e che su 30mila interventi chirurgici negli ultimi 8 anni presso i vari reparti di Cardiochirurgia, vi sono stati 6 decessi su 14 casi di infezione.