Uno studio del Gemelli di Roma ha aperto nuove frontiere in merito alla Sindrome di Brugada, regalando diverse informazioni utili anche nella cura della stessa patologia. Tra queste c’è la certezza che a breve si potrà arrivare a un grado di comprensione della patologia che permetterà di capire quali sono i pazienti ad alto rischio di morte improvvisa e che quindi necessitano dell’impianto di un defibrillatore. Questa decisione potrebbe essere decisiva per evitare che le cose possano precipitare in maniera improvvisa con la morte del paziente. Spesso questa malattia rara porta a delle alterazioni impreviste che possono degenerare fino all’arresto cardiaco. La cosa più grave di questa sindrome è il fatto che improvvisamente si può arrivare, nel più grave dei casi, all’arresto cardiaco di fronte al quale non si può evitare la morte se non grazie proprio alla presenza di un defibrillatore che se impiantato compie il gesto salva-vita in totale autonomia. (agg. di Matteo Fantozzi)



IMPORTANTI PASSI IN AVANTI

Importanti passi avanti della ricerca nel tentativo di decifrare la Sindrome di Brugada, la malattia rara che colpisce il cuore provocando alterazioni del ritmo cardiaco, palpitazioni, sincope e nel caso più grave arresto cardiaco. Una patologia silente e per questo motivo ancora più pericolosa, che secondo gli studi finora effettuati può essere trasmessa ereditariamente o anche insorgere tra i 30 e i 40 anni in maniera apparentemente inspiegabile. Uno studio condotto presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma e pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha però reso più vicina la verità sulla sindrome di Brugada. Secondo quanto dimostrato dagli studiosi, nel 75% dei casi alla base delle aritmie cardiache tipiche della patologia c’è un’anomalia del muscolo cardiaco stesso e uno stato infiammatorio anomalo. Una scoperta importantissima che potrà consentire di salvare da un destino di morte soprattutto molti giovani ignari dei rischi che corrono.



SINDROME DI BRUGADA, LA SCOPERTA

Come si evince dallo studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, la Sindrome di Brugada non è dunque un disturbo esclusivamente dell’impianto elettrico del cuore, bensì causato da importanti alterazioni del muscolo cardiaco, alla base delle alterazioni elettriche e delle aritmie fatali. Come riportato da Il Giornale, “lo studio si è basato sul prelievo di campioni di muscolo cardiaco e sulla mappatura elettrica del cuore in pazienti che sono stati preliminarmente sottoposti ad esame elettrocardiografico diagnostico per Sindrome di Brugada, evidenziando delle aree con anomalie sul fronte del funzionamento elettrico“. Successivamente è stato eseguito lo screening genetico dei pazienti, ma a rivelarsi decisivo è stato in particolare l’esame al microscopio dei campioni biologici prelevati, dal quale è emerso che in oltre il 75% dei casi è presente un’infiammazione del muscolo cardiaco e che “tale infiammazione è maggiormente presente quanto più sono estese le aree cardiache anomale”. Si aprono dunque nuove strade per l’identificazione dei pazienti a rischio, che necessitano dell’impianto di un defibrillatore.

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