Mentre è in corso il IX Convegno Nazionale organizzato dalla Fondazione AMD (Associazione Medici Diabetologi) a Roma, che si concluderà il prossimo 10 novembre, in Italia si fa il punto sulle strategie di contrasto a questa patologia che nel nostro Paese interesserebbe circa 4 milioni di persone, anche se si parla solo dei casi conclamati dal momento che ci sarebbe almeno un altro milione di potenziali malati che non sanno di esserlo. L’incidenza di questa malattia, nella sua forma di Tipo 2 e quindi non necessariamente insulinodipendente, è molto maggiore tra gli Over 65 e nelle fasce anziane della popolazione e per sensibilizzare sul tema della prevenzione e del miglioramento degli stili di vita, che si soffra della patologia metabolica o meno, gli esperti suggeriscono di puntare su nuove strategie, dal momento che il diabete sembra essere diventato una della malattie tipicamente “urbane” che colpisce a causa di sedentarietà e alimentazione scorretta. Inoltre, il Convegno in corso nella Capitale arriva proprio a ridosso del prossimo 14 novembre, data scelta per celebrare la Giornata Mondiale per il Diabete e che porterà a illuminare di blu (il colore simbolo scelto) non solo gli ospedali ma pure i monumenti di alcune città. (agg. di R. G. Flore)



Boom di diabetici over 65

Una vera e propria piaga, tanto che in Italia ne soffrirebbero circa 4 milioni di persone, con una incidenza di due casi su tre nelle grandi città e un vero e proprio boom tra le persone over 65 (nel loro casi si tratta però della variante di Tipo 2): come peraltro già accade in altri Paesi dell’occidente sviluppato, anche alle nostre latitudini il diabete è diventato una delle patologie con la maggiore incidenza, tanto che secondo alcuni dati ucciderebbe più del cancro. Secondo i dati forniti dal IX Convegno Nazionale della Fondazione AMD (Associazione dei Medici Diabetologi), il “diabete urbano” è in costante aumento soprattutto nelle grandi città e in particolar modo nelle fasce più anziane della popolazione (mentre rimane entro valori più accettabili per il numero di diabetici di Tipo 1, ovvero quello giovanile). Anche per questo motivo, nelle ultime ore, è stata accolta con favore la notizia che presso l’ospedale di Perugia si sta sperimentando un nuovo sistema di somministrazione automatica dell’insulina che però riguarda soprattutto i diabete di Tipo 1, insulinodipendente, e che promette di aiutare a regolare meglio gli sbalzi glicemici e a rendere migliore l’autocontrollo del pazienze. (agg. di R. G. Flore)



Un sensore monitora il glucosio

La prima sperimentazione è avvenuta a Perugia su di un paziente affetto dal Tipo 1 della patologia sin da età adolescenziale, e il nuovo presidio consente di migliorare la vita di chi soffre di diabete grazie a un sistema che eroga l’insulina in maniera automatica. Tutto merito di un algoritmo che è stato implementato in questa sorta di pancreas artificiale e che rilascia l’insulina solamente quando un sensore lo reputa opportuno dopo aver misurato i livelli di glucosio nel sangue: la vera novità di questa procedura, approvata anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sta nel fatto che ora il sistema non dovrà essere più programmato dal diabetologo: ad ogni modo, al momento la sperimentazione è ristretta a soli circa 30 soggetti in tutta Italia, stando a quanto comunicato dalla struttura sanitaria umbra, e punta anche a ridurre sensibilmente i pericolosi episodi di ipoglicemia nei soggetti diabetici. (agg. di R. G. Flore)



Un nuovo pancreas artificiale a Perugia

Mentre l’allarme diabete per gli over 65 è concreto in Italia, precisamente a Perugia, arriva il pancreas artificiale. Ad annunciare la novità è il direttore della struttura complessa di Endocrinologia e Malattie metaboliche del Santa Maria della Misericordia Gabriele Perriello. Possiamo leggere le sue parole sulla versione online de Il Messaggero: “La novità consiste nel fatto che il nuovo presidio dispone di un algoritmo che permette di somministrare insulina in modo automatico dopo l’acquisizione dei valori del glucosio da parte di un sensore”. Sicuramente si tratta di una rivoluzione importante che potrebbe portare a migliorare la qualità della vita di molti malati. Per questa procedura si è mossa direttamente l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) con il tutto che è stato attivato da poco tempo. Il dispositivo è utilizzato al momento da circa cinquanta pazienti sul territorio nazionale. (agg. di Matteo Fantozzi)

Interviene la Fondazione Associazione dei medici diabetologi

I diabetici sono sempre più presenti nella fascia d’età sopra i 65 anni. Oltre sei su dieci infatti soffrono di questa malattia del tipo 2. Sono i dati sconvolgenti che emergono dal IX Convegno nazionale della Fondazione Associazione dei medici diabetologi. Questa si è svolta oggi a Roma dove sono stati esposti degli Annali. Si parla di 455662 pazienti visitati nel 2016 in 222 centri di diabetologia. Sono costanti i miglioramenti rispetto al 2011 su diversi fronti, soprattutto sul monitoraggio della malattia e dei conseguenti fattori di rischio cardiovascolare. Sicuramente quello che preoccupa però è la salute dei nostri anziani che sempre di più mostrano una propensione ad ammalarsi di diabete di tipo 2. La soluzione viene affidata alle mani sapienti della tecnologia che sembra in grado di regalare delle novità interessanti, in grado di dare una marcia in più nella lotta contro questa pressante patologia.

Diabetici, gli over 65 i più colpiti: parla il presidente Amd Domenico Mannino

Il Presidente dell’Amd Domenico Mannino ha parlato della situazione legata ai diabetici in Italia. Le sue parole, riportate da Ansa, ci fanno capire come la situazione debba essere monitorata con costanza giorno dopo giorno. Spiega: “La valutazione dell’assistenza, grazie a una raccolta di dati sempre più accurata e precisa, è un’intuizione che negli ultimi anni ci ha permesso di fornire un contributo insostituibile all’innalzamento del livello qualitativo del Sistema Sanitario Nazionale in ambito diabetologico”. La sfida ora è quella di garantire il mantenimento e il miglioramento di un livello che già oggi si può considerare buono. Sarà importante però sfruttare tutte le armi a disposizione, a iniziare dalle competenze fino ad arrivare a strumenti tecnologici che consentono di fare la differenza sia per la qualità della vita delle persone con il diabete sia per la prevenzione di quelle sane.