Per quanto riguarda la narcolessia sono diversi quelli che possono essere considerati dei veri e propri campanelli d’allarme. Sicuramente questa patologia autoimmune rimane molto difficile da capire per diversi motivi, molto spesso infatti viene confusa con epilessia, depressione e molte altre malattie. Le cause sono ancora del tutto sconosciute agli esperti e questa è un’aggravante di non poco conto. Si stima che in Italia la patologia colpisca tra le 20 e le 25mila persone con le diagnosi certificate però che arrivano appena al migliaio. Le “red flags”, ovvero i campanelli d’allarme, saranno sicuramente un’arma importante per gli specialisti del nostro paese e non solo. L’Istituto Superiore di sanità (Iss) ha lanciato un progetto di telemedicina finanziato dal Ministero della Salute. Si è parlato di questo e altro durante il seminario all’ospedale Bellaria di Bologna dove era presente uno scienziato dell’Università di Stanford, Emmanuel Mignot.



Narcolessia, ecco i campanelli d’allarme: parla Giuseppe Plazzi

In merito alla ricerca sull’anoressia ha parlato Giuseppe Plazzi, docente di neurologia all’Università di Bologna e presidente dell’Associazione italiana di medicina del sonno. Ai microfoni di Ansa ha specificato: “In Italia ci sono circa mille pazienti che sono trattati e diagnosticati, ma si stima che i malati siano molti di più cioè tra i 20-25mila“. Sono numeri spaventosi che fanno capire come siano davvero moltissime le persone che soffrono di questa patologia e non vedendola riconosciuta dagli specialisti non riescono a curarla nella maniera congrua. Continua Plazi: “Si tratta di una malattia rara, autoimmune, la cui causa scatenante non è ancora stata individuata. Altra grande novità di cui si è parlato è la possibilità di rimpiazzare la sostanza che va persa nel cervello con una di sintesi“. La scienza fa passi in avanti giorno dopo giorno, chissà se si riuscirà presto a risolvere anche questo problema.

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