Mentre in Italia divampa la polemica sull’influenza e i vaccini finiti in mezzo paese il Ministro della Salute Giulia Grillo su Twitter si occupa di altro. Posta infatti un articolo legato all’inchiesta sugli appalti da Il Fatto Quotidiano. Nel titolo si possono leggere anche le parole del Presidente della Calabria Oliverio che specifica: “Abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso“. A commento il Ministro specifica: “Ma è la stessa persona che qualche giorno fa si lamentava delle scelte del Governo di nominare i commissari in Calabria per riportare trasparenza, legalità e merito oltre che per garantire una sanità migliore ai cittadini calabresi? Continuerò a battermi per dividere politica e sanità”, clicca qui per il tweet. Non che ci sia assolutamente qualcosa di male anzi il messaggio lanciato dalla Grillo è lodevole di merito. Qualcuno però sui social si è lamentato che la donna non abbia preso posizione sulla situazione legata ai vaccini. Il Ministro Grillo però sicuramente prenderà parola nelle prossime ore visto che è stata sempre precisa sulle questioni legate alla salute del popolo italiano. La politica del Movimento 5 Stelle ha di recente sottolineato come suo figlio effettuerà tutti i vaccini obbligatori. (agg. di Matteo Fantozzi)
L’ESPERTO: “BRUTTA FIGURA”
Sta creando non pochi disagi il fatto che le scorte di vaccini antinfluenzali siano in esaurimento in gran parte d’Italia. Il boom di richieste rispetto all’anno passato ha trovato impreparate le regioni, che non hanno saputo capire per tempo il nuovo trend positivo della domanda di vaccinazioni. Si tratta ovviamente di una buona notizia, ovvero del segnale che gli italiani hanno compreso l’importanza dei vaccini per la salute e che per questo non vogliono rinunciarvi. A maggior ragione, però, il fatto che non tutte le richieste di vaccinazione non possano essere assecondate assomiglia ad un autogol. Lo ha ammesso anche uno dei massimi esperti italiani di sanità pubblica (protetto da anonimato, ndr) che, sentito da La Stampa, ieri sera ragionava: “Il rischio di non fare una bella figura esiste. Se si intende incentivare la profilassi antinfluenzale, occorre farsi trovare pronti di fronte a un aumento della richiesta”. (agg. di Dario D’Angelo)
INFLUENZA, VACCINI ESAURITI IN MEZZA ITALIA
Le scorte di vaccini contro l’influenza negli studi dei medici di base sono in esaurimento. Lo stesso vale per gli ambulatori dell’Asl e per molte farmacie di diverse città italiane. Tra le regioni più interessate da questa carenza di vaccini antinfluenzali abbiamo la Sardegna, l’Emilia-Romagna, la Campania. Va leggermente meglio in Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige e Lombardia. Eppure è evidente che le scorte siano agli sgoccioli e sono in tanti a domandarsi il perché. Come riportato da La Stampa, in attesa dei dati ufficiali che verranno forniti a marzo, la percezione degli addetti ai lavori è che a determinare una carenza di vaccini sia stata il boom di richieste. Ad usufruirne sono stati sia coloro ai quali il vaccino è stato offerto gratuitamente, sia gli adulti in salute. Lo ha spiegato bene Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg): “Non è tanto un problema che le dosi scarseggino adesso, quanto che siano mancate in alcune aree del Paese a metà novembre: nel pieno della campagna vaccinale, che ormai possiamo definire conclusa”.
INFLUENZA, VACCINI ESAURITI IN MEZZA ITALIA: I MOTIVI
A pesare sull’aumento di domanda dei vaccini sono stati evidentemente gli effetti dell’influenza dell’anno scorso, che mise a letto 8 milioni di italiani sotto le feste. Nel mirino sono finite – a torto – le aziende che producono la profilassi: Sanofi-Pasteur, GlaxoSmithKline e Seqirus. Come ricordato da La Stampa, però, sono le Regioni che richiedono una determinata quantità di vaccini con cadenza biennale. Sono loro, dunque, ad avere sottostimato la domanda di vaccini: le aziende produttrici dell’antidoto si sono limitate a fornire la quantità richiesta. Correre ai ripari in corso d’opera, come stiamo vedendo, è complicato. Tra i motivi principali il fatto che servono tre settimane per produrre nuove dosi di vaccini e in più che non è facile favorire una “compensazione” da parte di altri Paesi, dove i vaccini sono accompagnati da indicazioni in altra lingua. In ogni caso le informazioni che arrivano dagli addetti ai lavori – pediatri, ginecologi e dipartimenti di prevenzione delle Asl – lasciano ben sperare rispetto al fatto che la maggior parte della popolazione da proteggere oggi risulta vaccinata.