E’ la terapia con cellule geneticamente modificate la nuova frontiera per la cura dei tumori? Stando ai risultati ottenuti su una paziente affetta da mieloma multiplo seguita dal policlinico Sant’Orsola di Bologna, si potrebbe sperare di sì. Il direttore dell’unità operativa di ematologia del policlinico, Michele Cavo, ha comunque voluto precisare come questa terapia richieda “tecnologie avanzate e non potrà essere diffusa a tutti i centri ma soltanto a quelli iperspecialistici, come sta avvenendo adesso a Bologna”. In questo senso, come ha chiarito Antonella Messori, direttrice generale del policlinico, con l’applicazione per la prima volta della terapia Car-t “il Sant’Orsola si candida a essere uno dei principali centri specialistici in Italia”. Il centro di Bologna – ricorda Repubblica – è il primo ad aver applicato questa nuova terapia, e solo a Bergamo stanno progredendo con le stesse ricerche. (agg. di Dario D’Angelo)
MIELOMA, CURE INNOVATIVE A BOLOGNA
Per la prima volta in Italia è stato eseguito un innovativo intervento, la terapia con cellule Car-T (acronimo che sta per ‘Chimeric antigen receptor T-cell’), per combattere il mieloma. E’ stato il professore Michele Cavo, direttore dell’Unità operativa di Ematologia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, a spiegare questa nuova tecnica: «È la frontiera più avanzata della terapia immunologica di precisione – le parole riportate dall’edizione online de Il Messaggero – che sfrutta meccanismi totalmente diversi dalla quelli della classica chemioterapia». L’intervento ha riguardato due pazienti affetti da mieloma multiplo, neoplasia del midollo osseo che si verifica ogni anno in seimila casi in Italia: uno è stato già dimesso, mentre il secondo ha ricevuto quest’oggi il trattamento. Fino ad ora questo tipo di cellule, come ricorda Il Messaggero, era stato testato su altre malattie del sangue, ma gli studi condotti per la cura di linfoma e di leucemia acuta, hanno dimostrato un’eccezionale efficacia.
MIELOMA: INNOVATIVO TRATTAMENTO CON CELLULE CAR-T
«Stiamo parlando di una immunoterapia cellulare con cellule geneticamente modificate – ha spiegato Cavo – i T-linfociti vengono prelevati e modificati per riconoscere una proteina che è espressa sulle cellule tumorali. Il grande vantaggio, in questo momento, è che questa terapia è stata utilizzata in pazienti che avevano esaurito qualsiasi altra alternativa terapeutica». Come ha proseguito Cavo, le cellule sono state istruite a colpire il bersaglio e poi ingegnerizzate, un processo che dopo il prelevamento avviene negli Stati Uniti, dove vi sono dei laboratori specializzati. Un intervento che comunque non è esente da complicazioni: «Questo sistema immunitario attivato – ha proseguito Cavo – può determinare una sindrome da rilascio citochinico: innesca una cascata di proteine infiammatorie che si manifestano con diversi gradi. Il primo paziente ha sviluppato questa complicanza poche ore dopo l’infusione delle cellule geneticamente modificate: abbiamo fatto anticorpi monoclonali e, in poco tempo, tutto si è spento rapidamente». Il direttore generale del Policlinico Antonella Messori, ha aggiunto che «Vogliamo essere uno degli ospedali di riferimento italiani per questa terapia».