Un trauma cranico è una condizione che si verifica quando una forza esterna va a causare un trauma al cervello più o meno forte. Se oggi è abbastanza semplice capirne l’entità e trovare una via per curarlo, cosa si faceva nell’antichità? Sulla Mummia di San Davino Armeno del XI secolo è stato condotto uno studio da parte della Divisione di Paleontologia dell’Università di Pisa. Le spoglie erano conservate a Lucca nella Basilica di San Michele in Foro. Così per la prima volta nella storia della paleontologia è stato documentato come veniva utilizzato il cauterio nel medioevo per effettuare un trattamento chirurgico di un trauma cranico. La professoressa Valentina Giuffra ha diretto lo studio in questione sul corpo mummificato del Santo nel marzo del 2018 sotto la supervisione scientifica del professore Gino Fornaciari. La grande rilevanza di questo studio ha permesso che questo stesso sia stato pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, ricevendo grandissimi attestati di stima in giro per tutto il mondo.
Trauma cranico, come lo curavano nell’antichità? L’uso del cauterio
La professoressa Valentina Giuffra ha parlato in merito alla cura del trauma cranico nell’antichità. Come riportato da PisaToday questa ha specificato: “Lo studio ha incluso l’esame macroscopico e la CT total body della mummia. E’ stato effettuato presso la Clinica Barbanti di Lucca e ha rivelato trattarsi di un giovane adulto di venticinque anni. Sul cranio sono state rilevate due lesioni traumatiche con segni di lunga sopravvivenza. E’ stato trovato un taglio superficiale sul frontale lungo 5 centimetri, prodotto da una lama dentata e una lesione ellittica con frattura depressa in corrispondenza del tratto di destra della sutura coronale prodotta con un corpo contundente”. Ha poi aggiunto che si può osservare una cicatrice ossea con margini sottili di forma pentagonale. Questa si pensa possa essere stata causata da un ferro rovente, un cauterio probabilmente, che sarebbe stato applicato per fermare l’emorragia dopo la toilette chirurgica.