Il trapianto di utero da donna morta ha dato la vita, infatti è nata una bimba. Si tratta di un primato mondiale, anche se in Svezia la pratica del trapianto da un soggetto vivo è ormai quasi diventata una prassi. Nel paese scandinavo infatti sono già otto i bambini nati in seguito a questa difficile operazione. Di certo i rischi sono sicuramente minori così come i costi se il trapianto arriva da una donna morta. Non ci sono rischi nel gesto chirurgico che porta all’estrazione dell’organo, cosa che ovviamente non può che essere alto quando si opera una donatrice viva. In più cambia anche la reperibilità che in caso di persona vivente è bassissima, chi infatti deciderebbe di cedere il suo utero a un’altra donna. L’eventuale sviluppo di questa tecnica potrebbe portare a una soluzione davvero molto importante per la ginecologia e la cura dell’infertilità. Basti ricordare che la donna ricevente l’utero è affetta da sindrome MRKH. (agg. di Matteo Fantozzi)



I ricercatori ottimisti per il futuro

I ricercatori hanno dimostrato ottimismo dopo la nascita della bimba grazie all’utero di una donna morta. Questo progresso permetterà di sicuro un salto di qualità non da poco verso un futuro radioso per la ginecologia. Nelle conclusioni pubblicate a margine dell’operazione possiamo leggere, come riportato da La Repubblica, che c’è grande soddisfazione di quanto accaduto: “Descriviamo, a nostra conoscenza, il primo caso a livello mondiale di parto in vivo dopo trapianto di utero da una donatrice già deceduta in un paziente con sindrome MRKH. I risultati stabiliscono una verifica teorica per il trattamento dell’infertilità uterina grazie a trapianto da donatrice deceduta. Apriamo così un percorso verso una gravidanza sana per tutte le donne con sterilità dei fattori uterini, senza bisogno di donatori viventi o di chirurgia da donatore vivente“. Servirà altro tempo per migliorare la tecnica, ma di certo il progresso sta mostrando come ci sia speranza anche per quelle donne che sembravano in nessun caso pronte ad avere dei figli e vivere così l’esperienza della maternità in prima persona. (agg. di Matteo Fantozzi)



Srdjan Saso: “Risultati estremamente eccitanti”

In merito alla bambina nata un anno fa da un utero trapiantato si è esposto il professor Dani Ejzenberg dell’ospedale das Clinicas di San Paolo. Le sue parole sono riportate da AdnKronos: “I primi trapianti di utero da donatrici viventi sono stati una pietra miliare della medicina. Hanno offerto la possibilità di partorire a molte donne infertili con accesso a donatrici idonee e strutture mediche. Tuttavia la necessità di un donatore vivente è un limite importante, in quanto le donatrici sono assai rare. In genere sono componenti della famiglia idonee o amiche intime“. Interessante è la reazione di Srdjan Saso dell’Impieral College di Londra, questi infatti ha sottolineato come ci si trovi di fronte a “risultati estremamente eccitanti”. Specifica inoltre che questo tipo di operazione chirurgica permette l’accesso a un numero maggiore di potenziali donatori e che richiede inoltre costi inferiori evitando rischi chirurgici per i donatori viventi. (agg. di Matteo Fantozzi)



Concepita con l’utero trapiantato

Frankenstein, zombie, horror story: i confini della scienza non hanno più barriere e tutto quello che sembravano mostruosità letterarie sono oggi realtà. Un anno fa in Brasile nasce la prima bambina concepita grazie a un utero trapiantato in una donna non fertile, prelevato da una donatrice morta. Lo si legge solo oggi sulla rivista scientifica The Lance. Entusiasta, il professore Ejenzeberg dell’ospedale universitario di San Paolo spiega che l’uso di donatori deceduti per i trapianti uterini potrebbe aumentare significativamente l’accesso a questo trattamento. Un po’ come faceva il dottor Frankenstein mettendo insieme pezzi di cadavere per creare l’uomo nuovo al posto di Dio. Ci hanno provato per dieci volte, sempre con utero espatriato da una donatrice deceduta e ogni volta si era concluso con un aborto spontaneo, poi il 15 dicembre 2017 è nata una bambina che finalmente è sopravvissuta e che adesso sta per compiere un anno di vita.

Mamma cadavere

La madre, una 32enne, non poteva avere figli perché nata senza utero a causa della sindrome Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser. Ovviamente domandarsi perché la natura permette questi casi seppur dolorosi non è domanda che conta alcunché, come se non ci fossero milioni di bambini che muoiono di fame da poter adottare. Meglio avere dentro di sé un pezzo di cadavere altrui. E cosa diranno alla bimba se mai glielo diranno? Tua madre era un cadavere? La donatrice era una donna di 45 anni, madre di tre figli, deceduta per un ictus. I medici ricercatori dell’Hospital das Clínicas, Università di São Paulo, hanno quindi prelevato il suo utero e lo hanno impiantato nella 32enne. Coi suoi ovuli e il seme del marito hanno invece concepito in vitro otto blastocisti che sono poi stati impiantati. Di questi uno è sopravvissuto ed è diventata una  bambina. La tecnica brasiliana potrebbe quindi aprire nuove strade per contrastare l’infertilità uterina.