Pare comunque che la donna morta per l’ameba mangia-cervello abbia commesso un errore nel farsi gli sciacqui nasali con l’acqua del rubinetto. Proprio da quest’acqua avrebbe contratto il virus in grado di necrotizzargli una parte del cervello. I medici le avevano specificato di effettuare gli sciacqui con acqua sterile o quantomeno bollita prima di farla entrare nelle cavità nasali. C’è da dire però che gli specialisti, come ravvisato dall’International Journal of Infectious Diseases, non si siano resi conto di come la piaga sul naso fosse legata a dei problemi cerebrali. Al decesso della signora di 69 anni si sono intrecciate quindi una serie di concause che non escludono errori da una parte e dall’altra. Fatto sta che quando si è reso necessario un intervento chirurgico era ormai troppo tardi. Una storia che invita a riflettere su come anche una semplice piaga sul naso possa nascondere qualcosa di più serio e come un semplice errore possa portare addirittura alla morte. (agg. di Matteo Fantozzi)



UNA DIAGNOSI COMPLICATA

Sono in tanti a domandarsi come sia stato possibile che la donna morta a casa di un’ameba mangia-cervello per un anno intero sia stata creduta affetta da un tumore al cervello anziché da un’infezione. A parziale discolpa dei medici che hanno avuto in cura la 69enne di Seattle, che ha pagato a carissimo prezzo l’aver utilizzato l’irrigatore nasale senza soluzione sterile, va detto che l’ameba mangia-cervello chiamata Balamuthia mandrillaris è molto difficile da intercettare a differenza dell’ameba Naegleria fowleri. Come riportato da Il Corriere della Sera, l’ameba che ha portato alla morte della signora al microscopio può essere confusa con cellule immunitarie, alle quali assomiglia molto. In più c’è da considerare che le immagini delle scansioni cerebrali possono assomigliare “pericolosamente” a quelle di un tumore o di un’infezione batterica. Insomma, più che di una svista si è trattato di una diagnosi molto complicata. (agg. di Dario D’Angelo)



LA DECISIONE DI STACCARE LA SPINA

Il caso della donna morta per l’ameba mangia-cervello a causa dell’acqua di rubinetto è entrata in coma e poi i suoi familiari hanno deciso di staccare la spina. La 69enne ha perso la vita per i lavaggi nasali che faceva per la sua sinusite. L’errore fatale è stato quello di scegliere l’acqua del rubinetto e non sterile o meglio ancora la soluzione fisiologica visto che all’interno si celava l’ameba mangia-cervello. Nell’operazione si era evidenziata una necrosi irreversibile al cervello, una “poltiglia sanguinolenta” come l’aveva definita il professore che aveva operato la donna. Le convulsioni avevano precedentemente fatto pensare a un tumore, visto che la donna l’aveva già avuto al seno. Una necrosi emorragica che l’ha portata a peggiorare giorno dopo giorno fino alla decisione appunto di staccare le spine da parte dei familiari. La decisione più difficile è arrivata proprio nel momento in cui la donna era entrata in un coma. (agg. di Matteo Fantozzi)



L’INFEZIONE KILLER CHE UCCIDE

Sta destando molta impressione la storia della donna di 69 anni morta per aver fatto i lavaggi nasali per la sua sinusite con l’acqua del rubinetto anziché con acqua sterile o soluzione fisiologica. Abbiamo raccontato come il primissimo sintomo di qualcosa che non andava sia stata la comparsa di una macchia rossa sul naso, inizialmente scambiata per una rosacea. Come riportato dal Corriere della Sera, risultati di laboratorio effettuati dopo il decesso hanno confermato che l’eruzione cutanea e l’infezione che aveva attaccato il cervello erano la conseguenza dell’ameba mangia-cervello conosciuta col nome scientifico di “Balamuthia mandrillaris”. Si tratta di un’ameba che si trova nel terreno e nell’acqua dolce e il tasso di mortalità per chi subisce questo tipo di infezione si avvicina purtroppo al 100%, come ha avuto modo di sperimentare sulla sua pelle la 69enne di Seattle. (agg. di Dario D’Angelo)

SOFFRIVA DI SINUSITE

Una donna di 69 anni è morta per una rara infezione da ameba mangia-cervello contratta per aver usato acqua del rubinetto per i suoi lavaggi nasali. Una storia sconvolgente quella che ha interessato una signora di Seattle, al punto che il suo caso medico è finito sulla rivista specializzata International Journal of Infectious Disease. Stando a quanto riportato da Il Corriere della Sera, la donna soffriva di sinusite e il medico gli aveva prescritto dei lavaggi nasali con il “neti pot”, un dispositivo che serve per sciogliere il muco nelle cavità nasali. Questi lavaggi, però, per ragioni igieniche vanno effettuati con acqua sterile o soluzione fisiologica. Per i suoi due lavaggi quotidiani la donna ha invece utilizzato acqua del rubinetto filtrata da un depuratore casalingo. Dopo qualche tempo sul lato destro del naso è spuntata una macchia rossa: il dermatologo da cui la donna si è recata ha pensato ad una rosacea, ma neanche dopo l’applicazione dell’unguento la macchia accennava a sparire…

USA ACQUA RUBINETTO PER LAVAGGI NASALI: MORTA

Quella che il dermatologo credeva essere una macchia da rosacea era infatti il primo sintomo di un lungo calvario per la 69enne. Ad un anno dalla comparsa dal sintomo la donna ha infatti subito un attacco di convulsioni. Una tomografia computerizzata ha rivelato una lesione di 1,5 centimetri che i medici hanno ricollegato ad un tumore cerebrale visto che la paziente aveva già avuto un tumore al seno. Durante l’intervento chirurgico i medici hanno scoperto però che una sezione del cervello era stata trasformata in quello che un dottore descrisse come una “poltiglia sanguinolenta”. Il dottor Charles Cobbs, neurochirurgo dello Swedish Medical Center intervistato dal Seattle Times, ha raccontato: “C’erano queste amebe dappertutto che mangiavano solo cellule cerebrali”. La necrosi emorragica era dunque irreversibile. Le condizioni della donna che ha subito questo calvario “solo” per non aver osservato le indicazioni sui lavaggi nasali sono peggiorate giorno dopo giorno, al punto che i familiari dopo hanno deciso di interrompere poco tempo dopo il supporto vitale che la manteneva in vita in uno stato di coma.