Al progetto per respingere l’epatite e l’hiv tra i migranti ha partecipato una sinergia assistenziale e metodologica tra Arnas (Azienda di rilievo nazionale ed alta specialità) di Palermo, l’Uoc di Malattie infettive e medicina per la popolazione migranti, l’Asp 6 di Palermo e la sezione di epatologia e grastroenterologia del Policlinico Universitario. A prendersi la responsabilità del progetto da referenti ci sono stati Antonio Craxi, Ornella Dino, Tullio Prestileo e Vito Di Marco. Il Dottor Prestileo ha parlato a Quotidiano Sanità, sottolineando: “La presa in carico dei migranti attraverso lo screening e la cura oltre al follow-up. Nel 2015 all’Ospedale Civico di Palermo abbiamo messo a punto una metodologia disegnata sul bisogno di salute del migrante avvalendoci del supporto dei mediatori culturali“.



VISITATE QUASI TREMILA PERSONE

A Palermo è stato lanciato un progetto molto importante in merito all’epatite e l’hiv tra i migranti. Un team tra Arnas Civico, Policlinico e Asp 6 hanno collaborato ad esami approfonditi tramite screening e il follow-up su oltre 2600 migranti che sono stati visitati. Ma qual è l’obiettivo? Quello di rispondere ai bisogni di salute di una popolazione che si muove dall’Africa e arriva in Sicilia. Sicuramente in primo piano ci sono le patologie infettive come appunto l’hiv e l’epatite sia di ramo B che C. Questo progetto è stato finalmente reso attivo dopo che è stato studiato per tre anni. A sollecitarlo è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per la popolazione migrante considerata vulnerabile. Sicuramente è un progetto importante per cercare di trovare una soluzione a situazioni che possono essere considerate pericolosamente in bilico e pronte a creare dei possibili focolai per epidemie.

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