Gli insegnanti che da educatori si trasformano in medici: con gli approcci educativi intensivi e specifici che costituiscono i farmaci migliori per trovare una cura per la dislessia. Questo il risultato di uno studio pubblicato su Nature Communications dai ricercatori della University of Washington, secondo cui un programma educativo mirato abbia portato ad un potenziamento di specifiche aree cerebrali legate al linguaggio e all’elaborazione visiva delle informazioni. Prima, durante e dopo i test, effettuati su un campione di 24 bambini, di età fra i 7 e i 12 anni, con difficoltà o con una diagnosi di dislessia per la durata di 8 settimane, sono state monitorate con risonanza magnetica tre aree cerebrali legate al linguaggio e alla visione: “il fascicolo arcuato (sinistro), che connette due centri del linguaggio, l’area di Broca e l’area di Wernicke; il fascicolo longitudinale inferiore (sinistro), altra struttura importante per la lettura, e le connessioni callosali posteriori, coinvolte nell’elaborazione delle informazioni visive”. Risultati finali? Miglioramenti nella lettura e aumento della materia bianca, una sostanza che contiene la maggior parte delle connessioni fra neuroni. (agg. di Dario D’Angelo)



DISLESSIA, CERVELLO “ORGANO PLASTICO”

Modificare il cervello per curare la dislessia. Come? Sfruttando a pieno le capacità di un organo “plastico”, cioè plasmabile da fattori ambientali, fra cui esperienze familiari, sociali ed educazionali. Ecco perché – stando a quanto emerso dagli studi effettuati dai ricercatori di Washington – pensare che la dislessia, il più diffuso disturbo dell’apprendimento legato al linguaggio che colpisce il 10-20% della popolazione, sia incurabile è dunque un errore. Lo ha spiegato, come riportato da La Repubblica, Elizabeth Huber, coautrice del paper:”Molti genitori e insegnanti sono preoccupati dal fatto che la dislessia possa essere una condizione permanente, che riflette difetti intrinseci nel cervello, ma questi risultati mostrano che un programma intensivo e mirato non solo porta a miglioramenti delle performance, ma cambia anche la struttura sottostante delle connessioni cerebrali del circuito cerebrale della lettura. Tendiamo a pensare che queste connessioni siano fissate: in realtà varie esperienze possono modificare il cervello in maniera importante attraverso lo sviluppo”. (agg. di Dario D’Angelo)



DISLESSIA, SI PUO’ CURARE ATTRAVERSO IL CERVELLO

La dislessia si può curare anche attraverso il cervello. E’ questa la scoperta innovativa dell’università di Washington, che attraverso una ricerca, ha elaborato un programma che miri a potenziare delle aree specifiche del cervello legate al linguaggio e all’elaborazione visiva delle informazioni, e che possa quindi curare la dislessia. Come ricorda l’edizione online de La Repubblica, tale malattia colpisce fra il 10 e il 20% della popolazione, ed è il disturbo di apprendimento del linguaggio più diffuso al mondo. Gli autori della ricerca si sono concentrati sullo studio delle correlazioni fra le abilità cognitive e la struttura del nostro cervello, analizzando 24 bambini di età fra i 7 e i 12 anni affetti da dislessia.



“IL PROCESSO DI EDUCAZIONE CONSISTE NEL MODIFICARE FISICAMENTE IL CERVELLO”

«Il processo di educazione di un bambino consiste nel modificare fisicamente il cervello», ha spiegato Jason Yeatman, uno degli autori della ricerca: «Siamo stati in grado di rilevare cambiamenti – ha proseguito – nelle connessioni cerebrali ottenuti dopo poche settimane dall’inizio del programma di intervento. È sottovalutato il fatto che gli insegnanti sono ingegneri del cervello che aiutano i bambini a costruire nuovi circuiti cerebrali destinati allo sviluppo di importanti abilità accademiche come la lettura». Tramite questi risultati, Yeatman sottolinea il fatto che la dislessia possa diminuire nel tempo, attraverso il cambiamento della struttura del cervello. Sicuramente una scoperta davvero importante in questa materia, che in un futuro prossimo aiuterà a combattere sempre di più tale diffusa disfunzione.