I ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Rovereto e dell’Università di Pisa che hanno effettuato lo studio sull’autismo pubblicato sulla rivista scientifica Brain hanno parlato di “zampata” del Dna che taglia i ponti nel cervello, ma al di là delle definizioni è chiaro che siamo dinanzi ad un importante passo avanti nella ricerca. In particolare i benefici maggiori di questo studio potrebbero riguardare i pazienti affetti da una mutazione genetica conosciuta con il termine scientifico di “delezione 16p11.2”. Come ha spiegato all’Ansa, il professor Massimo Pasqualetti dell’Università di Pisa, grazie ad uno studio parallelo condotto su modelli animali portatori della stessa mutazione genetica si è riusciti ad “esaminare le connessioni neuronali a livello neuroanatomico fine, cioè con un dettaglio estremo, scoprendo, attraverso lo studio sui modelli animali, quali siano le anomalie strutturali potenzialmente all’origine dei difetti di connettività cerebrale riconducibili allo specifico disturbo dello spettro autistico riscontrato nei bambini portatori della delezione 16p11.2”. (agg. di Dario D’Angelo)



LO STUDIO SULL’AUTISMO

L’Istituto Italiano di Tecnologia, il Iit di Rovereto, e l’Università di Pisa, hanno effettuato una ricerca sulle correlazioni fra l’autismo e il Dna, scoprendo che le mutazioni genetiche associate all’autismo, come si legge sull’agenzia Ansa, alterano la struttura e le funzioni del cervello. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain ed è stato finanziato dalla fondazione americana Simons Foundation for Autism Research Initiative, insieme alle università di Torino e Verona, al Laboratorio europeo di biologia molecolare a Monterotondo, al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Catanzaro e al S. Anna Institute and Research in Advanced Neuro-Rehabilitation a Crotone.



“VOGLIAMO IDENTIFICARE QUANTE E QUALI FORME DI AUTISMO ESISTANO”

Uno degli autori di questa ricerca, Alessandro Gozzi dell’Lit, ha ammesso a riguardo: «Ci aspettiamo che questo tipo di approccio permetta di identificare in maniera oggettiva quante e quali forme di autismo esistano, un prerequisito fondamentale per l’identificazione di future terapie mirate». I ricercatori hanno deciso di ricostruire in 3D il cervello di 30 bambini affetti di autismo e tutti con la stessa mutazione definita “delezione 16p11.2”. Grazie a tale operazione si è scoperto che la corteccia prefrontale dei bimbi suddetti rimane isolata, non riuscendo quindi a comunicare perfettamente con il resto del cervello, generando di conseguenza l’autismo. In contemporanea è stato eseguito uno studio parallelo sugli animali che avevano la stessa mutazione genetica, e alla luce dei risultati ottenuti, i ricercatori stanno cercando di individuare le diverse categorie che compongono lo spettro dell’autismo

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