L’elisir di lunga vita non è ancora stato inventato, ma un recente studio pubblicato su Science suggerisce che dai 105 anni in poi il rischio di morire si stabilizza. In poche parole, una volta compiuti i 105 anni non è più possibile “stabilire un limite biologico per la vita dell’essere umano”, dal momento che, così come rivela all’Ansa la coordinatrice della ricerca, Elisabetta Barbi, da quel momento il rischio di morte rimane “costante, o quasi”. All’inizio dello scorso secolo l’aspettativa di vita era attorno ai 55 anni, dato che è cresciuto con il tempo fino a un limite di 115 anni fissato da una ricerca pubblicata nel 2016 su Natures. Il nuovo studio, però, tende a spostare nuovamente il paletto in avanti, dal momento che, raggiunti gli 80 anni di età, il rischio di morte comincia a decelerare fino a raggiungere un valore costante. Secondo Elisabetta Barbi si tratterebbe di una scoperta molto importante che “non solo dà una risposta chiara e certa sulle curve di mortalità, ma è cruciale per la comprensione dei meccanismi alla base della longevità umana”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
COS’È LA SOPRAVVIVENZA SELETTIVA?
Uno studio interessante ci ha rivelato come dopo i 105 anni il rischio di morire sia livellato e addirittura minore di quando di anni se ne hanno ottanta. Secondo i ricercatori questa scoperta potrebbe essere importante nella sopravvivenza selettiva. Qui si rientra in quella che viene chiamata selezione naturale che fu introdotta da Charles Darwin nel libro L’origine della specie nel 1859. L’evoluzione della specie si muove secondo un quadro ben preciso con le diversità genetiche delle varie popolazioni che portano a un progressivo aumento degli individui con delle caratteristiche ottimali per l’ambiente in cui questi vivono. Sarà interessante cercare di capire tutti questi principi per poi vedere come lo studio sull’età dopo la quale il rischio di morire si livella verso il basso, anche se sembra ancora difficile da capire. (agg. di Matteo Fantozzi)
UNO STUDIO SU 4000 ITALIANI
La coordinatrice della ricerca del dipartimento di statistica della Sapienza, Elisabetta Barbi, ha parlato ai microfoni dell’Ansa spiegando: “Se un limite biologico alla vita umana esiste questo non è ancora diventato visibile o non è stato ancora raggiunto”. Parole che sicuramente fanno capire come ci siano interessanti sviluppi legati proprio alla morte delle persone. I ricercatori hanno preso come esempio 4000 italiani che hanno superato i cento anni, basandosi su dati che sono stati raccolti tra il 2009 e il 2015. La verifica ha portato a una certezza e cioè che il rischio di morte accelera in maniera esponenziale con l’età fino a 80 anni, poi decelera progressivamente fino a rimanere costante dopo i 105 anni. Questo dimostrerebbe come superata la fase critica i rischi siano addirittura minori di quando magari si aveva anche una ventina di anni in meno.
C’È DAVVERO UN LIMITE BIOLOGICO?
L’uomo in diversi millenni passati sulla terra è riuscito a fare delle cose che vanno ben al di là dell’immaginazione, ma si è sempre trovato a fare i conti con la morte senza mai riuscire ad affrontarla e soprattutto a sconfiggerla. Senza entrare in argomenti che vanno al di là della scienza e raggiungono anche i canali della fede è interessante cercare di chiedersi se c’è davvero un limite biologico alla vita umana. Difficile capirlo anche perché sono molti i casi di persone che hanno superato abbondantemente i cento anni e non solo nell’epoca moderna. Fatto sta che alcuni studi hanno posto i 105 anni come limite della criticità, dopo i quali il rischio della morte si assesterebbe. A dimostrarlo è uno studio che è stato pubblicato sulla rivista specializzata Science e che è stato condotto dall’Università Sapienza di Roma in collaborazione con Roma Tre, Berkeley e Southern Denmark. Gli studi si sono avvalsi anche dell’appoggio dell’Istat.