A volte, per fortuna, la medicina ci offre delle storie molto commoventi come quella di Sara salvata da un trapianto diretto dal figlio. La donna è stata messa in seria difficoltà, per due volte in un anno, dalla leucemia mieloide acuta ed è stata costretta a ricorrere al trapianto di midollo. Questo era stato fatto noto già dai medici dell’Ematologia del Niguarda dove aveva trascorso diversi mesi in isolamento durante i pesantissimi cicli di chemioterapia. La donna è stata affidata a uno studio all’epoca sperimentale e davvero all’avanguardia che le ha permesso di tornare a fare le cose che faceva prima. La sua battaglia l’ha vinta e molto lo deve anche allo splendido figlio che è riuscito a darle il suo midollo per sconfiggere un male ostinato e violento. La donna però non ha mai perso il sorriso e ora può godersi, di nuovo, la sua vita.



UNA TECNICA RIVOLUZIONARIA

Sul Corriere della Sera, nella sua versione online, possiamo anche leggere le parole di Sara Arfini la donna salvata per un trapianto di midollo dal figlio. Questa ha specificato: “Era il 2011 e avevo 49 anni quando mi sono ammalata. Dopo sei mesi la remissione, poi la malattia è tornata e alla fine la guarigione. Il calvario è durato un anno che sembrava davvero non finire mai”. Sono le parole di chi ha combattuto ed è riuscita a superarlo anche grazie alla forza di chi le è stato vicino. Continua a spiegare: “Prelevare le cellule staminali emopoietiche da mio figlio Andrea che era geneticamente compatibile al 50% era l’ultima speranza“. Il trapianto in questione si chiama aploidentico e ha permesso alla donna di guarire del tutto da una situazione che si era fatta complicata.

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