Si tratta di una forma tumorale meno frequente rispetto a tante altre ma certamente più subdola, per via dei sintomi, e notevolmente più invasiva: il sarcoma, la patologia di cui soffriva Sergio Marchionne, stroncato oggi da una embolia cerebrale, è in realtà un nome molto generico per indicare quei tumori che interessano i cosiddetti tessuti molli di sostegno e che si sviluppano essenzialmente nei tessuti ossei e sottocutanei, oltre che nei muscoli. Questo genere di neoplasie colpisce soprattutto la popolazione in età avanzata, ovvero dopo i 50 anni, interessando principalmente gli arti superiori e il tronco, anche se come spiegano gli esperti esistono diverse tipologie di sarcomi che si caratterizzano ognuno per un diverso grado di attaccare i tessuti e per le tempistiche con cui si sviluppano. Secondo gli ultimi dati, si calcola che ogni anno in Italia vengano registrati 3500 nuovi casi di sarcoma e il vero problema, come accennato in precedenza, è che non sempre si possono individuare dai sintomi, spesso troppo generici almeno fino a quanto la massa tumorale non è cresciuta a tal punto da provocare forti dolori agli stessi tessuti oppure agli organi vicini. (agg. di R. G. Flore)



SOLO IN ITALIA 34MILA MORTI OGNI ANNO

Aver intuito come la proteina hMENA si comporta in presenza di un tumore al polmone grazie allo studio realizzato da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) sarà sicuramente d’aiuto nel trattamento della patologia oncologica a partire dai prossimi anni e, si spera, già dai prossimi mesi. Quel che è certo, però, è che il tumore al polmone è per il momento un killer silenzioso e in molti casi inarrestabile. Come ricordato da Fanpage, ogni anno muoiono per questa malattia 34mila persone soltanto in Italia. Un dato che impressiona e desta un senso di rabbia se si considera che questo tumore si sviluppa nell’80-90% dei casi per colpa del vizio del fumo. I numeri italiani ci dicono che di questi 34mila, buona parte dei pazienti è di sesso maschile (25mila). Le nuove diagnosi ogni anno sono circa 41mila, mentre un fumatore ha probabilità 14 volte maggiori di ammalarsi di tumore al polmone rispetto ad un paziente che non fuma. (agg. di Dario D’Angelo)



TUMORE DEL POLMONE, IL NUOVO STUDIO AIRC

Due facce della stessa medaglia: potremmo parlare così delle due varianti della proteina hMENA. Lo dimostra uno studio sostenuto da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), secondo cui una svolge un’azione anti-invasiva, mentre l’altra al contrario favorisce la progressione del tumore. In quest’ultimo caso la chirurgia non è risolutiva, quindi servono nuove cure per limitare la diffusione delle metastasi. La proteina hMENA regola l’espressione e l’attivazione di un particolare recettore, l’integrino B1 che, se presente, favorisce la formazione di metastasi in diversi tipi di tumore. I ricercatori hanno individuato in laboratorio un sottogruppo di tumori del polmone che esprime la variante anti invasiva e presenta un’ambiente circostante povero di una proteina della matrice extracellulare (fibronectina), che attiva l’integrina B1. I pazienti che hanno questo tipo di tumore sembrano avere una prognosi migliore, viceversa sono a maggiore rischio di ricaduta e quindi potrebbero essere candidati ad una mirata terapia post chirurgica. I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Oncogene.



TUMORE DEL POLMONE, IL RUOLO DELLA PROTEINA HMENA

Il tumore del polmone continua ad essere la prima causa di morte oncologica nella popolazione e tra gli uomini, nonostante i grandi progressi nella diagnosi precoce, nelle terapie innovative incluse quelle che coinvolgono il sistema immunitario. Lo studio, firmato dalla ricercatrice Francesca Di Modugno e dal team di ricerca coordinato da Paola Nisticò dell’Unità di Immunologia dei Tumori e Immunoterapia dell’Istituto Regina Elena di Roma, evidenzia un meccanismo attraverso cui le due varianti di hMENA svolgono funzioni opposte. «Grazie ad AIRC stiamo continuando a studiare con quali meccanismi le diverse varianti di hMENA potrebbero influenzare la composizione di un microambiente immunosoppressivo nei tumori polmonari, determinando resistenza all’immunoterapia con inibitori dei checkpoint immunologici», ha spiegato Paola Nisticò. Per Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena, «lo studio testimonia il continuo interesse dell’Istituto ad individuare biomarcatori che segnalano la capacità del tumore a progredire, e a mettere a punto nuovi strumenti diagnostici che possono essere di utilità clinica per i nostri pazienti».