Si parla purtroppo di settimelia morti dovuti a infezioni ospedaliere in Italia. Il rischio più grande è legato all’Escherichia Coli nel 22% dei casi. Dietro troviamo al 12.5% di Staphylococcus Aureus e il 9% invece di Klebsiella Penumoniae. Addirittura pare che il reparto dove sia più elevato il tasso di contagio è la terapia intensiva dove si parla del 20.6% dei casi, seguito da medicina al 15.33% e da chirurgia 14.20%. Sicuramente sono dati clamorosamente preoccupanti e che lasciano senza parole visto che in un ospedale ci si dovrebbe recare per risolvere dei problemi e non per crearne altri addirittura in questo caso mortali. Una serie di casi analizzati nei minimi particolari che ora rischiano di far aprire delle vere e proprie inchieste, perché è impensabile andare avanti con questioni del genere. Di certo i dati obbligano a riflettere e a fare un punto della situazione. (agg. di Matteo Fantozzi)



VAL D’AOSTA IN CIMA ALLE REGIONI A RISCHIO

Si è parlato molto oggi delle morti dovute all’allarme legato alle infezioni ospedaliere in Italia che creerebbero settemila morti all’anno. Numeri davvero spaventosi e che creano preoccupazione, addirittura il doppio di quelle che avvengono per incidenti stradali. Il record di infezioni raggiunte in termini ospedalieri è detenuto dalla Valle d’Aosta, come riporta Today.it, dove si sono contati 500 casi ogni 100mila dimessi. Dietro troviamo la Liguria con 454 e l’Emilia Romagna con 416. Tra le cause legate alla morte per infezione negli ospedali italiani c’è purtroppo la decontaminazione non corretta e anche l’utilizzo eccessivo di antibiotici.  La morte di persone in situazioni evitabili crea ancora più rabbia e fa alzare l’attenzione al Ministero della Sanità che dopo questo allarme dovrà sicuramente porre un rimedio. In un paese come il nostro dove la sanità è sicuramente un’eccelenza non è lecito assistere a cose del genere. (agg. di Matteo Fantozzi)



UN AMPIO DIBATTITO

Il numero di morti per infezioni ospedaliere è al centro di un ampio dibattito e, come vi abbiamo raccontato, a Napoli è stato organizzato un forum per discutere dell’argomento e per trovare una soluzione a un problema che riguarda tutta la Penisola: Michele Schiano di Visconti, Consigliere della Regione Campania, ha commentato: “Avere la massima attenzione su queste cose è un dovere dell’amministrazione e della Regione, che gestisce la sanità”. Dello stesso avviso Roberto Lombardi del Dipartimento Innovazione – INAIL: “La disinfezione è una misura di sicurezza di tipo correttivo, quindi importantissima: deve essere applicata in base alle conoscenze scientifiche attuali, che sono date anche dall’efficacia di disinfezione e dalle norme tecniche europee. Tutto ciò è nella nostra legislazione vigente e in tutto questo si affianca anche l’attività di studio e di ricerca sull’argomento che serve anche a migliorare i criteri di verifica e di efficacia della disinfezione”. Infine, l’analisi di Alessandro Perrella, infettivologo dell’Ospedale Cardarelli di Napoli: “L’infezione ospedaliera è un problema che conosciamo già da tempo in Campania. Cosa fare? Linee guida di intervento, di monitoraggio delle infezioni, usufruire degli strumenti che abbiamo già a disposizione nella maniera migliore e portare avanti un discorso di prevenzione”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



7MILA MORTI ALL’ANNO

Allarme infezioni ospedaliere in Italia: 7mila morti all’anno, il doppio di quelli registrati per incidenti stradali. Come sottolineato da Tg Com 24, gli esperti hanno sottolineato i rischi che si corrono: la causa principale è dovuta alla decontaminazione non corretta e l’eccessivo utilizzo di antibiotici. I dati evidenziano che il record di infezioni al termine di un intervento chirurgico è della Valle d’Aosta, che conta 500 casi ogni 100 mila pazienti dimessi. Al contrario, la Regione più virtuosa è l’Abruzzo: contati 70 casi.Lo studio, presentato nel corso del forum nazionale promosso dal Centro Studi Mediterranea Europa, sottolinea che negli ospedali si registrano cinquanta mila casi di infezioni causate dall’Escherichia Coli per il 22 per cento, dallo Staphylococcus Aureus per il 12,5 per cento e dal Klabsiella Pneumoniae per il 9 per cento. Il reparto nel quale è più facile invece essere contagiati è quello di terapia intensiva (20,6 per cento).

ALLARME INFEZIONI OSPEDALIERE IN ITALIA

A margine del forum, la Vicepresidente Commissione Sanità Camera Michela Rostan ha evidenziato l’urgenza di intervento ai microfoni dell’Agenzia Vista: “Purtroppo il tema delle infezioni ospedaliere è una ferita ancora aperta nella sanità pubblica: c’è tanto da fare, 7 mila vittime all’anno nel nostro Paese sono una cifra non più sopportabile. Non è possibile che chi entra in una struttura ospedaliera per curarsi ne esca con una patologia ancora più grave. Proporrò tra le misure di priorità gli interventi straordinari per il monitoraggio all’interno delle strutture pubbliche e lo sottoporrò alla Commissione nei prossimi giorni”. Queste, invece, le dichiarazioni di Massimo Clementi, Preside Medicina e Chirurgia San Raffaele di Milano: “E’ necessario avere una strategia attiva per combattere le infezioni ospedaliere, fondata su monitoraggio, su controllo, su reportistica e sull’intervento di strategie che si diano anche degli obiettivi. Quando queste strategie sono state applicate, hanno avuto dei risultati a volte anche entusiasmanti”.