Ha fatto scalpore la notizia circolante nelle scorse ore in merito al primo contagio in Europa del vaiolo delle scimmie. Si tratta di un’infezione registratasi per la prima volta nell’uomo nel 1970 in Zaire, in Africa, dopo che era stata scoperta nelle scimmie 12 anni prima. Nonostante il nome, non si contrae solamente dalle scimmie, ma anche dagli scoiattoli e dai roditori in generale. Non è un vaiolo letale, visto che in Africa il tasso di mortalità è attorno all’1/3%, come confermato anche dall’epidemia avvenuta nel 2003 negli Stati Uniti, quando 81 persone si ammalarono in maniera comunque lieve, senza che si registrò appunto alcun decesso. Clicca qui per il nostro precedente approfondimento



IL PROBLEMA DEI VOLI AEREI

E’ pari a zero la possibilità di contagio, con un tasso che sale al 3/8% in Africa. La Simit, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, ha precisato che non esistono in Italia delle cure specifiche per questo tipo di infezioni (anche perchè mai verificatasi prima d’ora in Europa), ma come già anticipato sopra, ha fatto sapere che: «Si tratta di una malattia dalla contagiosità e pericolosità contenute, in particolare in un contesto europeo dove non sussistano fattori favorenti un decorso di maggior gravità, come la presenza di bambini malnutriti o immunodepressi». La notizia del caso europeo, fa comunque riflettere circa il fatto che grazie ad un aereo si possono “esportare” nel giro di poche ore malattie prima d’ora mai verificatesi nel nostro continente.

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