Pochi sanno che in realtà la Nutella è una variante della gianduia. Adesso che, secondo alcuni studi medici, la gianduia farebbe bene alle arterie e al cuore, aspettiamoci una ulteriore impennata del consumo del leggendario cioccolato, da tempo il più venduto al mondo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Internal and Emergency Medicine, dimostrerebbe che la gianduia mantiene elastiche le arterie e riduce di conseguenza le malattie cardiovascolari. In questo senso fa bene anche ai fumatori visto che il fumo fa perdere elasticità ai vasi sanguigni. L’unico problema, ma non viene detto, sono le carie ai denti se si comincia a ingurgitare gianduia come se piovesse (Agg. Paolo Vites)



GIANDUIA E NUTELLA

Il professor Francesco Violi, direttore del dipartimento di Medicina Interna del Policlinico Umberto I di Roma, ha parlato in merito all’effetto della gianduia sul cuore. Proprio lui ha condotto la ricerca pubblicata su Internal and Emergency Medicine. E’ stato valutato se 60 grammi di questa crema splamabile influenzasse la salute di venti fumatori. Il Prof ha spiegato: “Dopo circa due ore dal consumo i partecipanti mostravano un’aumentata elasticità delle arterie, mentre alcu effetto si registrava dopo la somministrazione del cioccolato al latte”. Potrebbe essere questa una rivoluzione incredibile, in grado di cambiare anche la storia della cardiologia e abile a fornire delle interessanti novità alla ricerca. Di certo ogni situazione deve essere analizzata con attenzione, evitando di ritrovarsi a pensare che la gianduia possa fare dei miracoli. Nonostante questo ci troviamo di fronte a una novità molto interessante che merita ulteriori studi. (agg. di Matteo Fantozzi)



LE ORIGINI PIEMONTESI

La gianduia come la conosciamo oggi è nata in Piemonte nel 1806 e da lì però ha subito diverse evoluzioni. Gli ingredienti principali che troviamo attorno a questa pasta, diffusa in tutto il mondo, sono cacao, zucchero e nocciole. Si attribuisce la creazione a un gruppo di pasticceri torinesi che decisero di sostituire con l’economica nocciola tonda gentile delle Langhe una parte del cacao all’epoca molto costoso. Il blocco economico indetto da Napoleone Bonaparte rimase in vigore fino al 1813 e rese difficile proprio il reperimento del cacao. L’impasto fu migliorato decisamente nel 1852 dal cioccolataio Michele Prochet in società con la Caffarel. Questi decise di macinare finemente le nocciole contenuto al suo interno, avendo un impasto decisamente più omogeneo. Da questo deriva poi il gianduiotto che leggenda vuole sia realizzato da un ‘colpo di cucchiaio’ dato nel modo giusto. (agg. di Matteo Fantozzi)



LA RICERCA DEL POLICLINICO UMBERTO I DI ROMA

Sapevamo già che la cioccolata fondete facesse bene al cuore, non ci aspettavamo di poter dire lo stesso per la gianduia. A dimostrarlo è uno studio che arriva dal Policlinico Umberto I di Roma dove una ricerca è stata diretta dal professor Francesco Violi direttore del dipartimento di Medicina Interna dell’ospedale in questione. La scoperta ci racconta che è alta la percentuale all’interno della gianduia di antiossidanti, vitamina E e polifenoli. I benefici si vedrebbero soprattutto nei fumatori visto che la gianduia sarebbe in grado di pulire le arterie e di lavorare per il loro benessere. La combinazione con cioccolato fondente e nocciola sarebbe dunque alla base di un processo in grado di regalare nuove certezze al nostro cuore. Una rivoluzione che permetterebbe di aiutare la ricerca anche in fatto di farmacologia.

DIFFERENZE CON IL CIOCCOLATO FONDENTE

La gianduia ha un potere positivo sul cuore umano e lo dimostra una ricerca che arriva da Roma. C’è una differenza sostanziale con il cioccolato fondente e cioè la quantità presente di cacao. Una tavoletta di gianduia ha una composizione di cacao di circa il 10% e nocciole, mentre l’amara ha una percentuale molto superiore e cioè tra il 43% e il 100%. Il professor Francesco Violi ha sottolineato, come riportato da TgCom24, che “è interessante sottolineare come l’effetto positivo della nocciola sulle arterie sia sovrapponibile a quanto già osservato prima in via sperimentale dagli stessi ricercatori in persone che avevano assunto cioccolato fondente”.