Si sarebbe dovuta tenere oggi la conferenza stampa sul primo trapianto di faccia in Italia, ma i medici dell’ospedale Sant’Andrea di Roma hanno annullato l’evento a causa di un «sospetto rigetto». La donna di 49 anni non è in pericolo di vita, ma potrebbe essere necessaria una ricostruzione temporanea con tessuti autologhi della pazienta, in attesa di una nuova donatrice, perché quelli trapiantati hanno manifestato «segni di sofferenza del microcircolo». Bohdan Pomahac, che ha effettuato il primo intervento di questo tipo negli Stati Uniti, ha dichiarato all’Ansa che «il rigetto è molto comune nei trapianti di faccia, e si presenta nel 90% dei pazienti entro il primo anno». Il trapianto non comporta solo un cambiamento fisico, ma anche psicologico. Per questo IlSussidiario.net ha interpellato il noto psicologo Paolo Crepet, secondo cui «il modo di reagire dopo questo tipo di trapianto dipende dalla personalità psicologica del soggetto». È normale che sorga un problema di identità: «E non dimentichiamo che il problema del rigetto è un fatto psicologico: se dentro di me io sto rifiutando quello che mi stanno facendo, anche il fisico si rifiuta. È qualcosa che i chirurghi non amano ammettere». (agg. di Silvana Palazzo)