Sono 16 i milioni di italiani colpiti da dolore cronico, questo è quanto emerge dagli esperti presenti al quinto International Theras Day oggi e domani a Milano. La generazione della tecnologia si potrebbe trovare di fronte alle prime conseguenze del grande cambiamento iniziato negli anni novanta e arrivato ai giorni nostri. Sicuramente il computer e gli smartphone hanno peggiorato la postura, soprattutto dei più giovani che se non controllati passano ore e ore davanti a questi dispositivi. La schiena degli italiani è sicuramente un problema che sta diventando meritevole di attenzione con dolori cronici benigni che possono portare anche a patologie poi difficili da arginare. Per questo serve, oltre alle cure, soprattutto la prevenzione e quindi l’attività fisica e il giusto equilibrio a tavola. Per fortuna gli esperti se ne sono accorti e stanno lavorando per cercare di prendere le giuste contromisure. (agg. di Matteo Fantozzi)
QUAL È IL PROBLEMA?
In Italia ci sono 16 milioni di persone che soffrono di dolore cronico benigno. Più di 8 milioni hanno mal di schiena, ma sono molto diffuse anche le cefalee, le nevralgie del trigemino e infine l’artrosi. A sottolinearlo sono i risultati di uno studio effettuato da alcuni esperti che, come riferisce l’edizione online dell’agenzia Ansa, sono presenti oggi e domani a Milano per il quinto International Theras Day. Il paziente che più soffre di dolori cronici benigni è una donna che ha un’età compresa fra i 35 e i 50 anni, con mal di testa e dolori diffusi, un reddito familiare medio compreso fra i 20 e i 40 mila euro l’anno, stressata, e con un’educazione medio-bassa. Per curarsi da questi malanni di solito vengono utilizzati i farmaci antinfiammatori non steroidei, i cosiddetti Fans. In Italia, infatti, il 68% dei casi viene curato da uno di questi medicinali, una media molto più alta rispetto a quella europea (44%), con un costo di 4.556 euro annuo per paziente come assenza dal lavoro, e 1.400 euro come costi diretti della sanità.
DOLORE CRONICO, 16 MILIONI DI ITALIANI COLPITI
Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore-SICD (Società Italiana Clinici del Dolore), spiega che «Purtroppo il dolore viene sopportato in quasi un terzo dei casi (29%) oppure curato con antidolorifici non specifici (23%)», questo perché spesso e volentieri «tentativi di trovare nuove strade farmacologiche non hanno sempre successo e il paziente stesso, scoraggiato, non crede più a soluzioni». Le nuove tecnologie possono aiutare in tal senso: «La nuova frontiera – prosegue l’esperto – è la neuro-stimolazione, ancora poco diffusa e praticata in Italia, con cui gli impulsi elettrici calmano i nervi e riducono i segnali di dolore al cervello». Si tratta di approcci mini-invasivi, duraturi e soprattutto non farmacologici, che possono intervenire anche a livello midollare impiantando un dispositivo che rilascia degli impulsi elettrici ai nervi, interrompendo o riducendo i segnali di dolore che vengono inviati al cervello.