Come sempre in casi come questo, i medici avevano consigliato l’aborto. Ma lei, Bethan Simpson, 26 anni, inglese, ha rifiutato e così coraggiosamente si è sottoposto a un intervento particolarissimo e difficile, il primo del genere nel Regno Unito. Fino a oggi infatti operazioni del genere vengono effettuate in Belgio, dove si recano spesso genitori inglesi colpiti da tale malattia. Si tratta comunque di pochissimi casi, perché quasi tutti preferiscono abortire. Alla ventesima settimana di gravidanza era stato scoperto che il bimbo che portava in ventre soffriva di spina bifida, difetto neonatale dovuto alla chiusura incompleta di una o più vertebre, risultante in una malformazione del midollo spinale. Il rischio, per chi ne viene colpito, è quello di perdere la mobilità egli arti inferiori e varie complicazioni neurologiche.



IL PRIMO CASO NEL REGNO UNITO

L’operazione a cui la donna si è sottoposta comporta l’intervento chirurgico sul feto quando ancora nel ventre materno. L’operazione è andata bene e adesso il bimbo è nato senza più alcun problema, nonostante fosse stato consigliato l’aborto, probabilmente perché così si fa prima, il sistema sanitario risparmia e ci si leva di torno il problema. In Inghilterra l’80% dei bambini con spina bifida viene abortito. Fortunatamente qualche dottore ha parlato alla coppia della possibilità esistente di operare il bambino ancora nel ventre. Per poterla fare ci vogliono criteri precisi, incluso che la madre non abbia problemi alla placenta, una cervice corta o non sia obesa. L’intervento è stato eseguito alla 24esima settimana. A occuparsi della operazione sono venuti appositamente anche medici dal Belgio. Bethan Simpson ha approfittato dell’interesse dei media sul caso per consigliare a tutte le donne nelle sue condizioni di affidarsi all’operazione chirurgica invece di abortire.

Leggi anche

Astrologo a incontro Lilt sul tumore/ Rivolta degli scienziati: “Chi ha il cancro si rivolge agli astri?”Eutanasia Canada, 15mila morti solo nel 2023/ “5% decessi totali”: numeri choc e l’illusione della ‘libertà’