“Lei ha due possibilità: può fare nulla e aspettare che entrambi i bambini muoiano oppure possiamo tagliare il cordone del gemello più piccolo e dare all’altro una possibilità di sopravvivere, le raccomandiamo questa seconda possibilità”. Così i medici a Sarah Mishler, come scrive sul sito ChurchPop, una donna americana che portava in grembo una coppia di gemelli. Era il gennaio del 2015, e i medici le dissero che non c’era nulla da fare: prima ne sarebbe morta una, portandosi poi dietro anche l’altra sorella. Come ha scritto raccontando la sua storia, “le sentivo muoversi dentro di me e volevo proteggerle entrambe, ma sapevo che ogni ora che passava poteva essere l’ultima. Ma mi dicevo: chi sono io per decidere la loro ora finale?”. E’ Dio, continua la donna, che decide quando è tempo di richiamarle a casa. Se ne andò dall’ospedale e tornò a casa, ad aspettare quella che i dottori avevano chiamato ultima ora.



LA NASCITA

Passavano le settimane, e quell’ora non arrivava. Alla 22esima settimana le viene detto che le condizioni della gemella più piccola hanno raggiunto un punto critico, al massimo le sarebbe restate una o due settimane di vita. Le settimane passano e circa nove settimane dopo la donna e il marito possono dare il benvenuto al mondo a entrambe le gemelle, Gianna Therese e Chiara Marie, tutte e due in buona salute anche se dovranno passare sei settimane in ospedale sotto osservazione. “Quante mamme, spaventate da questi medici, hanno seguito il loro consiglio e hanno posto fine alla vita dei loro figli” si domanda Sarah. “Le mie figlie sono la prova vivente che la vita è sacra e va protetta, dal momento della concezione fino alla morte naturale” conclude.

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