Deficit di neuroni, arriva un mix farmacologico che consente di fatto di “riprogrammare” gli astrociti, vale a dire le cellule che costituiscono la neuroglia e sono presenti nel sistema nervoso centrale. Infatti un gruppo di ricercatori in servizio presso la Pennsylvania State University ha brevettato un metodo farmacologico, attraverso l’impiego di quattro molecole, che è in grado di riconvertire le cellule gliali (presenti in grande quantità nel sistema nervoso umano) in neuroni. Insomma, un vero e proprio processo di neurogenesi che all’interno della comunità scientifica si era sempre creduto possibile solamente nei primi anni di vita dell’individuo e nella fase embrionale. In realtà studi recenti hanno mostrato che fenomeni neuroplastici e neurogenetici possono anche essere osservati in età adulta ma solamente in determinate aree del cervello quale ad esempio l’ippocampo. Ecco perché lo studio statunitense promette di aprire nuove frontiere dato che consente di attingere a una riserva di neuroni molto utile soprattutto nei casi di malattie degenerative a carico del sistema nervoso: e tutto questo grazie alla terapia farmacologica messa a punto e che “riprogramma” alcune cellule in esso presenti.
NEUROGENESI POSSIBILE ANCHE IN ETA’ ADULTA?
Ma come avviene questo processo nel cervello? Alcune cellule, note come glia, operano infatti per consentirne il corretto funzionamento e al loro interno vi è una “sottopopolazione” di cellule note come astrociti che svolgono la funzione di fornire i nutrienti necessari ai vari tessuti nervosi. Ebbene, secondo i ricercatori della Pennsylvania State University è possibile riconvertire queste cellule attraverso non più una terapia genica come era stato tentato in passato ma attraverso un metodo farmacologico restringendo il numero delle sostanze utilizzate e più precisamente solo quattro molecole. In tal modo pare che l’équipe sia stata in grado di convertire oltre il 70% degli astrociti in neuroni e che sono sopravvissuti per circa sette mesi grazie a delle colture cellulari approntate ad hoc. “Il vantaggio di questo nuovo approccio è che si può utilizzare una pillola contenente tutti e quattro i principi attivi” ha spiegato uno dei membri del gruppo di ricerca che guarda ora con ottimismo alla sperimentazione di questo farmaco che potrebbe aiutare nei casi di patologie (anche dovute a traumi) che aggrediscono i neuroni, di fatto rigenerandoli.