Un bambino su quattro sotto i cinque anni dorme male, ma perché? Si è lavorato molto su questa evidenza oggi, 15 marzo 2019, durante la giornata mondiale del sonno. Fondamentale sembra essere attenti al primo anno di vita, favorendo quelle che sono delle abitudini corrette ed evitando quelli che possono essere gli errori della cronicizzazione. La ridotta qualità del sonno per i bambini al di sotto dei cinque anni porta a pesanti ripercussioni sulla loro vita e anche su quella dei genitori esposti a dello stress eccessivo e a rischio di sviluppo di malattie prima fra tutte la depressione. Per il bimbo invece i rischi più grandi sono collegati a disturbi di vario tipo da quello cognitivo-comportamentale fino a problemi legati a conseguente sonnolenza diurna, obesità e anche addirittura in un futuro abuso di sostanze stupefacenti. (agg. di Matteo Fantozzi)
GIORNATA MONDIALE DEL SONNO
Oggi, venerdì 15 marzo 2019, si celebra in tutto il mondo la giornata mondiale del sonno, il World sleep day: una ricorrenza che ci ricorda quanto sia importante dormire, in particolare di fronte a dati che fanno scattare l’allarme. Secondo i recenti studi, infatti, circa il 16 per cento della popolazione rinuncia a preziose ore di sonno, circa 10 milioni di persone. Le cause sono le più disparate, dal tempo trascorso con la tecnologia ai numerosi impegni di lavoro, ma la rinuncia ha delle ripercussioni da non sottovalutare sia per la salute che per la bellezza. Proprio per questo motivo è stata istituita la giornata mondiale del sonno, evento mirato per sensibilizzare l’opinione pubblica sui disturbi del sonno.
UN BAMBINO SU QUATTRO NON DORME BENE
Negli ultimi tempi le ricerche e le possibili soluzioni per risolvere il problema non sono mancate, ma i dati suonano come un campanello d’allarme: come sottolinea Ansa, un bambino di cinque anni su quattro dorme male, mentre il 10-12 per cento di quelli oltre i sei anni. La ricerca, condotta dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), evidenzia come la ridotta quantità e la scarsa qualità del sonno abbiano importanti ripercussioni sulla qualità della vitàdi bimbi e genitori, con questi ultimi sottoposti a notevole stress. Ecco il commento di Nardo Nardocci, del Consiglio Direttivo SINPIA, Direttore Dipartimento Neuroscienze Pediatriche dell’ Istituto Neurologico Carlo Besta: «L’approccio terapeutico nelle forme primarie è in primo luogo di tipo comportamentale. Esistono diversi protocolli terapeutici mirati a ristabilire l’igiene del sonno e a migliorare i sintomi. L’utilizzo di farmaci dovrebbe essere considerato solo in caso di inefficacia del primo intervento o in presenza di comorbidità e, benché non esistano ad oggi farmaci approvati per l’insonnia nel bambino, anch’esso dev’essere valutato sulla base del tipo di disturbo».