Marco Sguaitzer non ha mai mollato, non ha mai smesso di lottare contro la Sla, la malattia che lui aveva ribattezzato la “stronza”: non si è mai arreso ma è stato sconfitto. Come riportato dal Corriere della Sera, l’ex calciatore del Mantova si è spento a 59 anni: ne avrebbe compiuti 60 a luglio. E sono in tanti, tantissimi, in queste ore a ricordarlo sui social. Gli stessi social che lui era solito utilizzare per aggiornare i suoi tanti sostenitori sullo stato della battaglia, ma che da troppo tempo tacevano in maniera inquietante. Tra gli ultimi post del 21 gennaio si legge: “Sono ancora al mondo, eh! Ho solo problemi all’occhio destro, quindi fatico a scrivere. Ma guarirò, oh se guarirò! #MaiMolàr”. Non ce l’ha fatta a raggiungere il suo obiettivo, ma ha fatto molto di più: è stato il simbolo di chi non si arrende, neanche di fronte ad una “stronza” paurosa come la sclerosi laterale amiotrofica.
MARCO SGUAITZER E’ MORTO
Marco Sguaitzer era un lottatore. La malattia quando arriva nella vita di una persona entra e basta, non chiede il permesso. L’ex calciatore del Mantova lo aveva capito benissimo. Come riportato da Il Corriere della Sera, il 59enne aveva descritto in questi termini il suo modo di convivere con la malattia:”Sono un ottimista nato e l’ottimismo deriva dalla mia incoscienza. La razionalità se n’è andata con l’arrivo della malattia, la forza è arrivata con l’amore che mi circonda”. Era una persona geniale, Marco, tant’è che i suoi amici, anche adesso che la malattia lo aveva praticamente immobilizzato, lo chiamavano “veloce anche da fermo” per la sua rapidità di pensiero, per la caratteristica capacità di comunicare in maniera efficace, di mettere in luce cosa volesse dire convivere con la Sla. Parlare con lui significava rendersi conto della fortuna di essere sani, rivalutare la propria vita. Ora se n’è andato, ma i suoi insegnamenti resteranno anche dopo di lui, giurano gli amici.