Sono più di 1.500 i migranti morti sui campi negli ultimi sei anni. La denuncia arriva dai medici della Ong “Medici con l’Africa CUAMM” e da altri specialistici, che hanno lanciato il proprio appello sul British Medical Journal (BMJ): «L’agricoltura in Italia – si legge, come riporta l’agenzia Ansa – conta i caduti come in un campo di battaglia: oltre 1500 migranti in sei anni se contiamo solo le vittime ‘morte di lavoro’». I medici affermano che i migranti che lavorano come braccianti nei campi italiani, in particolare nel sud dell’Italia, sono gli schiavi del 21esimo «che guadagnano una miseria (12 euro per otto ore di lavoro nei campi) e affollano baraccopoli senza acqua e servizi igienici (le stime parlano di circa 100 mila migranti di diverse nazionalità in 50-70 baraccopoli sparse per il paese lontane dai centri urbani), senza diritti, né accesso alla benché minima forma di assistenza sanitaria». Alle 1.500 vittime per lavoro, si aggiungono le morti per caporalato in sparatorie o altri incidenti.
1.500 MIGRANTI MORTI NEI CAMPI IN ITALIA: LA DENUNCIA DEI MEDICI
A causare i decessi sono in particolare le pessime condizioni in cui i migranti lavorano e le scarse condizioni igienico sanitarie in cui gli stessi vivono. Nel dettaglio, come riportato dallo studio di BMJ, si muore soprattutto per fatica e condizioni muscolo-scheletriche (46%), quindi per problemi dentali (19%), respiratori (10%), dermatologici (8%), ostetrici/ginecologici (4%), traumi (4%), problemi cardiovascolari (4%), oftalmici (2%). metabolici (2%) e infine psichiatrici (1%). Inoltre viene sottolineato come quasi l’80% dei pazienti abbia avuto bisogno di assumere farmaci. «Mancano chiari e definiti percorsi di assistenza – denunciano i medici – per rendere gli interventi sanitari rapidi ed efficienti ed è difficile immaginare miglioramenti, data l’attuale situazione politica in Italia e il Decreto Sicurezza, che vede l’immigrazione solo come un problema di sicurezza nazionale». L’appello degli specialisti è quello di porre fine allo sfruttamento dei braccianti agricoli: «Tutti dobbiamo batterci – concludono – contro lo sfruttamento, la discriminazione, il razzismo e l’egoismo, in qualsiasi forma si presenti».