A rimarcare l’importanza in prospettiva della scoperta sui geni in grado di predire il rischio individuale di metastasi è uno dei coordinatori dello studio, Salvatore Pece. Il vicedirettore del programma di nuovi diagnostici dell’Istituto Europeo di Oncologia e professore di Patologia generale all’Università degli Studi di Milano, come riportato da La Repubblica, ha spiegato:”Il problema principale per il quale i comuni parametri clinico-patologici non sono sempre accurati nel predire il reale rischio di metastasi. è che essi guardano alle caratteristiche dell’intera massa tumorale, come ad esempio il profilo ormonale o il livello di proliferazione, invece che a quella rara sottopopolazione di cellule staminali tumorali che si nasconde all’interno dei tumori. Il problema riguarda anche altre firme molecolari che sono state sviluppate, in anni precedenti, analizzando i tumori mammari a livello della popolazione tumorale generale, e che quindi, in modo non sorprendente, hanno mostrato un valore prognostico limitato solo ad alcuni tipi di tumore mammario, in particolare quelli di tipo luminale”. Pece continua:”La firma molecolare staminale che abbiamo sviluppato è in grado di misurare il rischio di metastasi in tumori mammari molto differenti tra loro, come nel caso dei tumori luminali e triplo-negativi. In questo senso, questa firma molecolare staminale rappresenta un nuovo concetto nel panorama dei fattori predittivi attualmente disponibili per il tumore del seno, e cioè un modello prognostico fondato su informazioni molecolari ottenute a livello delle rare cellule staminali, che sono le vere responsabili dell’evoluzione della malattia”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA SCOPERTA ITALIANA
Una scoperta italiana fa segnare un importante passo avanti nella lotta contro il cancro al seno: nei prossimi anni sarà infatti possibile sviluppare terapie personalizzate grazie all’identificazione dei geni in grado di predire il rischio individuale di metastasi. Come riporta Repubblica, lo studio sostenuto dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e pubblicato oggi su EBiomedicine del Gruppo Lancet, è frutto del lavoro dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università di Milano ha svelato una nuova firma molecolare costituita da geni molto espressi in alcuni tumori mammari e in grado di predire il rischio di metastasi a distanza. Quali saranno le implicazioni dello studio dei ricercatori, guidati dai professori Pier Paolo Di Fiore e Salvatore Pece? In futuro si potranno eseguire trattamenti personalizzati, adeguando le terapie mediche e chirurgiche in relazneio al rischio effettivo della singola paziente di sviluppare metastasi nel tempo. In questo momento, spiega Repubblica, “si stanno conducendo studi di validazione dell’efficacia clinica della firma molecolare utilizzando coorti di pazienti arruolate in studi clinici internazionali. Questo rappresenta un passaggio indispensabile, spiegano i ricercatori, per l’introduzione di questa metodica nella pratica clinica nei prossimi anni”.
CANCRO AL SENO, SCOPERTI I GENI CHE PREDICONO IL RISCHIO DI METASTASI
A spiegare la rilevanza della scoperta sul cancro al seno è stato Pier Paolo Di Fiore, direttore del programma di nuovi diagnostici dell’Istituto Europeo di Oncologia, dove la ricerca è stata svolta, e professore di Patologia generale all’Università degli Studi di Milano:”La nuova firma, composta da 20 geni, misura il grado di “staminalità” presente nel tumore primario, che dipende sia dal numero sia dall’aggressività biologica delle cellule staminali del cancro, e cioè di quelle cellule madri che sono all’origine dell’insorgenza della malattia tumorale e si ritiene siano anche responsabili della formazione di metastasi nel tempo, resistendo ai comuni trattamenti chemioterapici e ormonali”. Di Fiore prosegue:”Questa firma molecolare rappresenta uno strumento per la stima del rischio metastatico, più affidabile dei parametri clinico-patologici che oggi comunemente si utilizzano nella pratica clinica per determinare la gravità della malattia, prevederne la prognosi, e di conseguenza scegliere il percorso terapeutico più adeguato per ogni singola paziente affetta da tumore mammario”.