L’operazione di trapianto fegato-rene in due tempi è uno dei successi dell’ospedale Niguarda di Milano, non l’unico però di un vero e proprio centro di eccellenza. Con 1213 posti letto sorge in piazza Ospedale Maggiore 3 a Milano. Il direttore generale della struttura è Marco Trivelli, mentre quello sanitario Alberto Giovanni Ambrosio e l’amministrativo Giuseppe Micale. Sorto nel 1939 nel 2011 ha iniziato un percorso di riqualificazione che permette oggi di confermare come la vocazione al trattamento delle patologie sia di medio-elevata complessità. All’interno troviamo cinque centri multidisciplinari, un pronto soccorso con trauma team ed elisoccorso, la banca della pelle, il centro grandi ustioni, una unità spinale specializzata, il centro di medicina iperbarica, il centro antiveleni e uno di riabilitazione equestre. All’interno della struttura lavorano oltre quattromila persone tra cui 750 medici e circa duemila infermieri. Sono 42 le sale operatorie presenti al suo interno con 285 ambulatori. Si tratta dunque di un vero e proprio fiore all’occhiello per il nostro paese. (agg. di Matteo Fantozzi)
UN RISULTATO PRESTIGIOSO
Risultato prestigioso per l’ospedale Niguarda di Milano, dove l’equipe della Chirurgia generale e dei trapianti diretta da Luciano De Carlis ha realizzato il primo trapianto in Italia in due fasi di fegato e rene. Come riportato da Il Corriere della Sera, attuando un protocollo messo a punto negli Stati Uniti, i chirurghi hanno dimostrato che un rene può attendere anche due giorni prima di avere una seconda vita e che il paziente che deve sottoporsi a un doppio trapianto va incontro a meno problemi. Sottoposta a questa operazione in due fasi è stata una paziente di 53 anni affetta da una malattia congenita, la policistosi epatorenale. Il professor De Carlis ha spiegato così la patologia:”Cisti piene di liquido riempiono gli organi, li fanno crescere a dismisura e ne compromettono l’attività”. Il fegato della paziente era arrivato a pesare 10 kg quando normalmente ne pesa due e gli stessi reni non erano più funzionanti: bisognava intervenire…
TRAPIANTO DI FEGATO E RENE IN DUE FASI
Il chirurgo che ha eseguito questa delicata operazione in due fasi con successo ha spiegato:”La situazione non era semplice – prosegue il chirurgo -. In questo caso l’uso di una macchina per la circolazione extracorporea da applicare alla paziente, insieme ai farmaci per regolare la pressione sanguigna e la momentanea ipotermia durante il trapianto del fegato rischiavano di creare problemi durante quello immediatamente successivo del rene”. Ecco allora il ricorso all’approccio americano: attendere cioè che le condizioni della donna si stabilizzino prima di dare il via alla seconda operazione. Il problema riguardava tutta la sopravvivenza dell’organo, che normalmente viene conservato nel ghiaccio fino a 15-18 ore. Troppo poco per le esigenze di questo intervento. De Carlis allora spiega:”Lo abbiamo messo in una macchina di perfusione, che ricrea la circolazione artificialmente. Ci siamo detti: ‘Vediamo se resiste e se si riparano i danni creati durante l’agonia del donatore…’ e mi sono stupito del risultato”. Dopo 54 ore il rene stava benissimo:”Ha ripreso a funzionare già sul tavolo operatorio”, dice De Carlis. Il doppio trapianto in due tempi garantirà alla paziente un netto miglioramento della qualità della vita.