Nicolò Daversa aveva assunto un antibiotico per curare un mal di gola, ma è morto in seguito ad uno choc anafilattico insorto subito dopo l’iniezione. Due giorni di agonia per il 27enne, a cui il medico di famiglia non aveva prescritto la marca abituale, il Rocefin, bensì un generico. La mamma e la fidanzata avevano allertato subito il 118 provando a prestare i primi soccorsi a Nicolò. I sanitari lo hanno rianimato per quaranta minuti, strappandolo all’arresto cardiaco, e lo hanno trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Torrette dopo averlo stabilizzato. Poco dopo la mezzanotte il trasferimento nel reparto di Terapia intensiva di Jesi, dove è morto. Ora i genitori chiedono giustizia per il figlio e che venga verificato il farmaco. La salma del 27enne è stata riesumata il 26 marzo scorso per l’autopsia, eseguita dalla dottoressa Loredana Buscemi, i cui risultati però non saranno pronti prima di 60-90 giorni. (agg. di Silvana Palazzo)
NICOLÒ DAVERSA, “INDAGARE SUL FARMACO”
Nicolò Daversa è morto a 27 anni dopo aver assunto un antibiotico che gli ha causato uno choc anafilattico mentre si trovava a casa della fidanzata. Ora i suoi genitori, straziati dal dolore, chiedono non solo giustizia ma anche chiarezza: vogliono sapere quali sono state le cause che hanno portato alla morte del loro ragazzo per via di quello che sembrava un banale mal di gola. E’ stata la negligenza del medico di famiglia, che avrebbe prescritto il farmaco senza visitare il paziente, a determinare la morte di Nicolò? Il papà della vittima, sentito da Il Messaggero, spiega:”Ciò che ci preme davvero è che si vada a fondo sul farmaco che gli è stato iniettato”. Il medico di famiglia indagato per omicidio colposo, scrive Il Messaggero, è Marcello Moscoloni, 67 anni, con studio e residente a Falconara. (agg. di Dario D’Angelo)
“C’È STATA NEGLIGENZA?”
Nicolò Daversa è morto lo scorso marzo, a 27 anni, per un antibiotico, ed ora i famigliari di quel ragazzo strappato alla vita da un farmaco, chiedono giustizia e che sia fatta luce su questa terribile tragedia. Nicolò è morto il 9 marzo scorso nelle Marche, presso l’ospedale di Jesi dove era giunto in condizioni disperate a seguito dell’assunzione di un antibiotico avvenuta due giorni prima il ricovero. Quel medicinale aveva provocato un gravissimo choc anafilattico al ragazzo originario di Falconara, mentre si trovava in casa con la propria fidanzata. Assurdo che un farmaco che avrebbe dovuto guarire, ha invece provocato la morte di un giovane: «Vorremmo capire – le parole di Antonio Daversa, il papà di Nicolò, rilasciate ai microfoni dell’edizione online del quotidiano Il Messaggero – se ci sia stata negligenza da parte del nostro medico di famiglia nel prescrivere un farmaco così potente, che Nicolò non aveva mai assunto, senza visitarlo: la ricetta peraltro è stata intestata a me».
MORTO A 27 ANNI DOPO ANTIBIOTICO
Alla famiglia interessa in particolare «che si vada a fondo sul farmaco che gli è stato iniettato, perché in Italia i casi di decesso che potrebbero essere legati all’assunzione di questo farmaco sono diversi: oltre a mio figlio, c’è il signore di Cassino ma anche un 47enne deceduto in Calabria nell’agosto 2016 e altri ancora». La famiglia Daversa si è affidata allo Studio 3A-Valore spa per cercare di capire se vi sia una correlazione diretta fra la morte del figlio e il farmaco usato per curare il mal di gola, ed ha poi rivolto il proprio appello al Ministero della Salute: «Chiediamo di attivarsi per sottoporre quel medicinale ad una campagna di analisi e controllo per escluderne la nocività o per verificare se vi sia stato qualche errore nella composizione di alcuni lotti: per scongiurare altri drammi. E perché la morte di Nicolò, almeno, non sia stata vana e possa servire per salvare altre vite». Il medicinale in questione è il Fidato, che ha lo stesso principio attivo del Rocefin, già assunto dalla vittima in passato. Dopo la denuncia presentata dai famigliari è stata aperta un’indagine con l’accusa di omicidio colposo nei confronti del medico di famiglia, colui che avrebbe somministrato il farmaco al ragazzo, senza nemmeno visitarlo, stando al racconto dei genitori.