Nella prima tappa del nostro tour sulla sanità e la salute in Europa ci si è interrogati su quale sia lo stato di salute del nostro continente. In questa seconda tappa, invece, cerchiamo di esplorare il mondo della prevenzione, proviamo cioè ad esaminare se si può fare qualcosa per migliorare la salute delle popolazioni europee.
Il bastone che accompagnerà e sorreggerà il nostro cammino sono ancora i dati di Eurostat così come pubblicati sul più recente rapporto Health at a glance 2023. OECD indicators, dati da leggere ed interpretare sempre con la prudenza di chi è cosciente che la confrontabilità di dati raccolti in nazioni differenti può essere talvolta discutibile, soprattutto quando le informazioni (come in questo caso) già per loro natura sono di difficile standardizzazione e raccolta.
La tabella che segue riassume gli indicatori che saranno esaminati e che sono stati raggruppati in tre categorie: le abitudini di vita, i comportamenti e l’ambiente; le vaccinazioni; gli screening oncologici. Si tratta di tre capitoli (che non esauriscono il tema della prevenzione) dai quali ci si attende che l’adozione di comportamenti virtuosi possa portare al miglioramento dello stato di salute delle popolazioni. È noto che comportamenti non salutari, come l’abitudine al fumo, il consumo a rischio (cioè eccessivo) di bevande alcoliche, la sedentarietà, l’eccesso di peso, lo scarso consumo di frutta e verdura, portano all’insorgenza di condizioni e malattie croniche ed a decedere prematuramente; e così si deve dire dell’inquinamento atmosferico. Parimenti, ma con effetto contrario, l’elevata adesione ai percorsi vaccinali annulla (o almeno riduce) l’insorgenza delle patologie per le quali sono disponibili strumenti di vaccinazione. Ma positivo sulla salute è anche l’effetto dell’adesione ad alcuni programmi di screening.
E allora guardiamo in dettaglio che cosa ci dicono i dati disponibili (si veda il Rapporto OECD per la specificazione di come sono stati calcolati i diversi indicatori).
Tabella 1. Alcuni indicatori che misurano le abitudini di vita, i comportamenti, l’ambiente, le vaccinazioni; gli screening oncologici. Dati relativi all’anno più recente. Fonte Eurostat. In verde i valori migliori della media, in rosso i valori peggiori della media.
Il 16% dei cittadini europei di età superiore a 15 anni dichiara di fumare con regolarità (tutti i giorni), con valori che vanno dal 7% dell’Islanda e 8% della Norvegia al 28% della Turchia ed al 29% della Bulgaria. In 10 nazioni la frequenza di fumatori è inferiore alla media, prevalentemente territori nordici (Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda Regno unito, Belgio) con l’aggiunta del Portogallo, mentre distribuite sia all’Est che all’Ovest sono le nazioni dove la percentuale di fumatori è superiore alla media. Anche l’Italia (19%) fa parte delle nazioni con valore superiore alla media, anche se non è tra le nazioni con la frequenza più elevata di fumatori.
Per quanto riguarda l’eccessivo consumo di alcol, che in Europa caratterizza l’8,6% della popolazione, comportamenti più virtuosi (cioè con valori inferiori alla media) si osservano (oltre che in Turchia che presenta una frequenza straordinariamente bassa: 1,4%) in alcune regioni del Nord (Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Olanda) ma anche in Italia, Grecia e Svizzera, mentre i valori più elevati (11-12%) sono risultati in Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Bulgaria e Austria.
Solo il 15% della popolazione europea fa un consumo ritenuto adeguato di frutta e verdura, consumo che riguarda oltre il 30% dei residenti di Irlanda, Regno Unito e Olanda. Del tutto irrilevante è la percentuale di persone che consumano adeguatamente frutta e verdura in Romania (2%), Turchia (3%), Bulgaria (5%), ed anche l’Italia (11%) è largamente sotto la media seppure in buona compagnia (Germania 11%, Spagna 11%, Grecia 12%, …).
Il 40,3% della popolazione europea effettua almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica di intensità moderata o vigorosa, valore giudicato basso dal Rapporto OECD. Questa percentuale diventa particolarmente bassa in Bulgaria (11,3%), Romania (8%), e Turchia (5,4%), ma anche in Italia la frequenza è piuttosto bassa (19,7%). Viceversa, in Norvegia (67,6%), Regno Unito (61,4%) e Svezia (56,4%) l’attività fisica è particolarmente apprezzata ed esercitata.
Sovrappeso e (addirittura) obesità sono un problema piuttosto importante in Europa perché ben il 53% della popolazione risulta positivo ad uno dei due indicatori e il 18% è obeso. La situazione è particolarmente critica in Croazia (64%), Regno Unito (64%) e Finlandia (60%), mentre (al contrario) virtuose risultano la Svizzera (42%), la Francia (45%) e l’Italia (46%). In particolare è da segnalare l’obesità degli inglesi (26%), degli ungheresi (24%) e dei croati (23%) che hanno percentuali più elevate rispetto alla media europea (18%). Come detto il nostro Paese risulta virtuoso, sia in termini di obesità (12% vs 18%) che di sovrappeso (34% vs 35%).
Da ultimo, nel gruppo degli indicatori che riguardano abitudini e stili di vita, comportamenti e ambiente, esaminiamo l’effetto dell’inquinamento ambientale (outdoor). In questo caso l’indicatore utilizzato non misura direttamente l’inquinamento (o la percentuale di popolazione esposta a determinati livelli di inquinamento) bensì valuta il tasso di morti premature (ogni 100.000 abitanti) attribuibili all’inquinamento ambientale. A fronte di una media di 28,9 decessi ogni 100.000 ab la situazione risulta particolarmente deteriorata in tutto l’Est europeo (Polonia 73,3; Ungheria 71,7; Repubblica Slovacca 63,6; …), ma anche il nostro Paese è mal posizionato (40,8). Virtuosi risultano invece i Paesi nordici (Islanda 4,6; Svezia 6,5; Finlandia 7; …) ma anche, ad esempio, l’Irlanda (11), l’Estonia (12), la Svizzera (16), o la Spagna (19).
Il secondo gruppo di dati riguarda l’attività vaccinale, rappresentata dal tasso di vaccinazione dei bambini di un anno per morbillo e per difterite, tetano, pertosse, e dal tasso di vaccinazione degli ultra 65enni per influenza. Il tasso di vaccinazione nei bambini è mediamente elevato (93%) per tutte le vaccinazioni, ma la gran parte delle nazioni non raggiunge il livello minimo (95%) che è raccomandato dalla OMS. Preoccupante si può considerare per il morbillo la situazione della Polonia (71%), dell’Estonia (78%) e della Romania (82%), ma anche in Lituania (87%) ed in Olanda (89%) c’è molto da fare. Anche per difterite, tetano, pertosse c’è necessità di aumentare il tasso di vaccinazioni, soprattutto in Romania (80%), Estonia (85%), Austria (85%) e Slovenia (86%).
Per quanto riguarda i soggetti con più di 65 anni la vaccinazione contro l’influenza stagionale ha raggiunto complessivamente il 55% della popolazione, ma sappiamo che la raccomandazione di OMS è quella di arrivare al 75% della popolazione over 65, valore raggiunto solo in Irlanda (75%), Danimarca (75%) e Regno Unito (81%). Molto bassa è la quota di soggetti vaccinati in Lettonia (7,7%), Bulgaria (8,9%), Polonia (10%) e Repubblica Slovacca (12,9%). Seppure inferiore al valore consigliato dalla OMS, il tasso di vaccinazione per influenza nel nostro paese (65,3%) è superiore alla media (65%).
Passiamo al tema degli screening oncologici, rappresentati nel Rapporto OECD dalla mammografia tra le donne di 50-69 anni (per il tumore della mammella) e dal Pap test tra le donne di 20-69 anni (per il tumore della cervice uterina). Nel complesso delle nazioni considerate allo screening per il tumore della mammella ha partecipato il 54,3% delle donne eligibili, con valori molto bassi in Turchia (20,5%), Repubblica Slovacca (25,5%) e Ungheria (29,8%), ma con valori inferiori alla media, ad esempio, anche in Austria (40,1%), Francia (46,9%) e Germania (47,5%). Va meglio il nostro Paese (55,9%) con un valore leggermente superiore alla media. Per il tumore della cervice uterina allo screening ha partecipato il 53,4% della popolazione eligibile delle nazioni che hanno fornito i dati.
Le indicazioni OMS per questo screening sono complesse e dai dati a disposizione non è possibile sapere quali nazioni si attengano a dette indicazioni. Rispetto alla media, particolarmente bassa è la partecipazione in Polonia (12,1%), Ungheria (26%) e Lettonia (35,1%), mentre sul lato opposto la frequenza è maggiormente elevata in Repubblica Ceca (74,5%), Irlanda (72,9%) e Finlandia (72,3%). Il nostro paese ha un valore (39,2%) molto inferiore alla media.
Da ultimo si può esaminare il valore percentuale di spesa (rispetto alla spesa sanitaria complessiva) che ogni nazione ha dedicato al tema della prevenzione. A fronte di un valore medio complessivo del 5% la maggioranza delle nazioni ha dichiarato valori che si discostano di qualche punto percentuale in più o in meno rispetto alla media: valori più elevati in maniera importante si riscontrano nel Regno Unito (12%) e in Austria (10%) mentre, al contrario, spendono poco Polonia (2%) e Repubblica Slovacca (2%). Superiore alla media è l’Italia.
Essendo molti i singoli indicatori valutati in questo contributo, le ultime colonne della tabella tentano una sintesi calcolando la percentuale di indicatori che in ogni nazione hanno un valore migliore della media (con questo approccio si fa l’ipotesi, discutibile ovviamente, che tutti gli indicatori hanno lo stesso peso e quindi è valida la semplice operazione di somma): il valore medio complessivo è del 43,3%. In nessuna nazione tutti gli indicatori sono risultati superiori alla media: le performance migliori si sono riscontrate in Danimarca (11/13: 84,6%), in Svizzera (8/10: 80%), ed in Olanda (10/13: 76,9), ma anche l’Italia non va male (8/13: 61,5%). Sul versante opposto due nazioni hanno registrato solo valori peggiori rispetto alla media, la Polonia (0/13) e la Bulgaria (0/8), ma molte sono le nazioni che hanno registrato un solo indicatore positivo (Croazia e Romania) o due (Lettonia, Lituania, Repubblica Slovacca), quando il valore medio atteso è di 5-6 indicatori positivi per nazione.
Volendo tirare le fila di questo giro per l’Europa attorno al tema della prevenzione si deve dire che c’è molto da fare per migliorare la situazione di oggi, con interventi che vanno dalle abitudini di vita ai comportamenti, dalla situazione ambientale alle vaccinazioni, dagli screening agli investimenti complessivi in prevenzione. Nessuna nazione si può chiamare fuori, anche se è evidente che qualcuna ha già fatto di più di qualche altra, e la situazione è particolarmente preoccupante per le nazioni localizzate all’oriente del continente europeo perché presentano valori insufficienti nella totalità o quasi totalità degli indicatori esaminati.
Migliore rispetto alla media è la situazione del nostro Paese, i cui sforzi dovrebbero essere indirizzati maggiormente ad aumentare la partecipazione allo screening per il tumore della cervice uterina, a ridurre l’inquinamento atmosferico, a diminuire l’abitudine al fumo, ad incrementare l’attività fisica ed a dare una aggiustatina alla dieta aumentando il consumo giornaliero di frutta e verdura.
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