È possibile conciliare salute e sviluppo? Come può la sanità contribuire alla crescita del Paese senza perdere di vista la sua funzione principale. Quale ruolo può giocare l’Italia nella corsa all’innovazione tecnologica in un settore delicato come quello sanitario. A queste domande ha cercato di dare una risposta il paper “One Health in all policies – Il ruolo delle filiere. Innovazione e partnership per la salute e il futuro economico e sociale del Paese” elaborato dalla Fondazione De Gasperi in collaborazione con Philip Morris Italia. Il punto di partenza, secondo il rapporto, sono le filiere che già esistono e che grazie anche ai finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza possono essere valorizzate in modo che oltre a svilupparsi possano generare, per un effetto moltiplicatore, ulteriori filiere capaci di garantire uno sviluppo economico del Paese.
Per ottenere questo risultato è necessario creare sinergie tra i vari settori legati alla salute dall’alimentare alla mobilità, ai trasporti che, per il paper della Fondazione De Gasperi, sono il tessuto industriale sul quale realizzare le fondamenta di uno sviluppo sostenibile, non solo ambientale, ma anche sociale del Paese. «È necessario che si integrino competenze e si rafforzino le interrelazioni tra le filiere» ha spiegato Filippo Cristoferi, il referente della Fondazione De Gasperi per le politiche sanitarie. «Italia ha dei punti di forza in alcune filiere produttive che hanno forti interrelazione con il tema della salute Prima della pandemia la filiera che si occupa della transizione energetica era ai primi posti in Europa, come quella del farmaco».
ONE HEALT E IL RUOLO CENTRALE DELLA SALUTE
In ogni caso la questione sanitaria resta centrale anche in una ottica di One Health che vuole mettere sullo stesso piano le persone e il loro benessere con la crescita dell’economia e la tutela sociale. Occorre, secondo il rapporto, mettere in atto una serie di azioni che puntino verso una visione integrata della persona che metta in primo piano una assistenza flessibile rispetto alle domande di salute e pensare a nuovi percorsi in grado di rendere interconnessi i processi clinici con gli stili di vita, l’alimentazione, la sostenibilità ambientale e la prevenzione.
«Abbiamo compreso» ha spiegato Angela Ianaro, Movimento 5 Stelle, componente della Commissione Affari Sociali della Camera, durante la presentazione del rapporto «quanto questa pandemia abbia messo in evidenza non soltanto il ruolo centrale della salute ma anche come sia essenziale prepararsi alle avversità. Abbiamo trascurato proprio questo. La prossima pandemia si dice sarà pandemica e si dice che non avremo gli strumenti adatti per affrontarla. Eppure, c’erano, già negli scorsi anni, tutte le indicazioni che dovevamo seguire e che ora, giustamente sono all’ordine del giorno, come l’importanza di una medicina territoriale che fungesse da cerniera tra il domicilio e le strutture ospedaliere. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza questi problemi trovano una risposta che non è soltanto economica. Ovviamente i soldi sono importanti perché se non ci sono non si può fa nulla, ma anche il cambiamento di approccio mentale che mette al centro la ricerca e un approccio multidisciplinare è fondamentale».
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