Caro direttore,
pochi giorni fa il Sussidiario ha voluto ospitare una breve riflessione sulle storie di (stra)ordinario successo di alcuni giovani calciatori italiani, a margine di un ordinario turno di Champions League.
Ti chiedo di aggiungere qualche riga su un’altra (stra)ordinaria fotocronaca: quella che ritrae una giovane carabiniera su un ponte tibetano del Cadore. Poco oltre si vede una donna – una mamma trevigiana di tre figli, di poco più anziana – pericolosamente sospesa nel vuoto. Un’aspirante suicida: che però non l’ha fatta finita dopo che per quattro ore la carabiniera, seduta a pochi metri sul ponte, le ha parlato convincendola che valeva la pena di sopravvivere, di vivere.
La notizia è senz’altro la storia a lieto fine, senza virgolette: ci mancherebbe. Ma la notizia è anche più importante nel far riflettere – anche per un solo istante – sulla sua (stra)ordinarietà: sul fatto che nell’Italia 2021 una società e uno “Stato” da essa costruito portano una giovane carabiniera a salvare in tempo una mamma aspirante suicida in una remota valle dolomitica. Ci stanno dietro come minimo i 160 anni di storia unitaria del Paese, tutto compreso.
E’ “educazione civica” allo stato puro: quella che si dovrebbe insegnare a scuola, quella che gli italiani – la maggioranza, in qualche modo, ciascuno a modo suo – impara e pratica. E pazienza se qualche volta non si sentono obbligati ad andare a votare: forse – fra i colpi di coda del Covid e le macerie socio-economiche lasciate dalla pandemia – hanno altro da fare. L’importante è che si trovino lì dove serve, ogni giorno: a parare l’ultimo rigore, come Gigio Donnarumma. Dopo tre quarti di secolo di pace e democrazia sembra scontato. Non lo è mai.
P.S. Ci sono buoni elementi per pensare che Papa Benedetto – quando ha scelto il titolo del suo ultimo libro antologico, “La vera Europa-Identità e missione” – avesse in mente questa Europa, questa Italia…
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