DECRETO SALVA MILANO IN SENATO, FORSE CI SIAMO: SI ACCENDE PERÒ LO SCONTRO SALA-PD
Dopo l’approvazione alla Camera, il percorso al Senato si è fatto decisamente più irto per il Decreto Salva Milano, una norma “speciale” che si unisce allo sblocca-cantieri casa proposto dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: con l’obiettivo di regolamentare l’urbanistica e le varie autorizzazioni di questo ultimo anno e mezzo, parte delle opposizioni tra cui il Partito Democratico stanno tenendo bloccato il testo su cui invece la maggioranza invita ad una convergenza il più ampia possibile. Dopo le diverse audizioni in Commissione Ambiente al Senato, lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala ha sottolineato che il Comune non ha effettuato alcun favore o “norma illecita”, e che invece il Salva Milano è una legge speciale necessaria e urgente (come avvenuto tempo fa con una norma simile su Roma in vista del Giubileo).
Il problema è che al netto degli ostacoli sul fronte tecnico in Commissione, è il sindaco Sala ad “accendere” nuovamente la tensione con un improvviso attacco al Pd (e non è il primo, dopo il tema del terzo mandato) di cui ha fatto parte per anni e che ancora oggi rappresenta il partito di maggioranza in giunta comunale: intervistato da SkyTG24 nella giornata di mercoledì 29 gennaio, Sala ha ammesso che potrebbe esserci un grosso problema politico se i parlamentari dem non voteranno il Salva Milano messo a punto e migliorato dallo stesso primo cittadino da Palazzo Marino. Se infatti l’impasse pare sia stato sbloccato, con la concessione di una norma “transitoria” su Milano in attesa di una legge quadro nazionale sull’urbanistica (via libera ottenuto anche dall’ANCI con il presidente Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli ed esponente Dem), le turbolenze sull’asse Sala-Pd non si placano, anzi.
IL SINDACO SALA NON SI DIMETTE IN CASO DI SALVA MILANO KO, PERÒ ATTACCA “SI METTEREBBE IN DISCUSSIONE IL MIO OPERATO”
Se il Pd non voterà il decreto Salva Milano «sarebbe un grave problema politico», spiega il sindaco ex manager EXPO nell’intervento a SkyTG24 in attesa che l’evoluzione sul testo del Governo al Senato possa avere esito positivo. Beppe Sala è convinto che il lavoro iniziato dall’ex giunta Pisapia nel 2013, poi proseguita con la duplice giunta di Centrosinistra, sarebbe messo tutto in discussione sul piano urbanistico «da un Pd che non appoggiasse tale norma». Sala va ancora più diretto e si chiede se il Partito Democratico sia quello della Camera – che ha appoggiato il testo – o del Senato, dove invece le resistenze sembrano insuperabili.
Riferendosi al suo ex assessore all’Urbanistica Maran, il sindaco lancia un ultimatum al Pd: «quel partito è quello che esprime l’ex assessore o che critica il lavoro di quello stesso assessore?». Dal dialogo con la segretaria Elly Schlein la fiducia di Sala nel voto finale del Pd resta, ma i ritardi e le polemiche hanno fatto mettere in dubbio l’esito positivo per il Salva Milano: non garantisce che non siano avvenuti errori nella gestione urbanistica della città, ma lo sblocco cantieri oggi è quanto mai necessario e urgente, «facendo si può sbagliare», conclude il sindaco di Milano su Sky, scocciato se l’intero lavoro sulla crescita urbanistica della città venisse messo in discussione per un motivo meramente politico. Con la norma transitoria che si prepara ad essere approvata nel Salva Milano non si ha alcun “liberi tutti” contro ogni regola, semmai uno sblocco ragionato dei cantieri già avviati e che possano portare ad una «poderosa rigenerazione» della città, come rivendica ancora oggi Beppe Sala. Sull’ipotesi di dimissioni e voto anticipato a Milano (dove già sono cominciate le interlocuzioni nelle due coalizioni in vista del voto del 2026), il sindaco per ora esclude un passo indietro, anche se ammette che il problema politico nella sua giunta si aprirebbe eccome con un mancato sostegno al Salva Milano presso il Senato con i parlamentari dem,