Adesso che vivo nel Midwest anch’io so cosa vogliano dire quelle sirene che una volta al mese squarciano gli infiniti spazi e i grandi silenzi di queste parti. Come un allarme aereo ad annunciare un imminente bombardamento. Le sirene che annunciano un tornado, quei turbinii d’aria capaci di radere al suolo e risucchiare in cielo tutto quel che incontrano lungo il loro cammino.
Il Midwest è terra di tornado. Tra grandi e piccoli solo nel 2021 se ne sono contati oltre mille. E’ per questo che una volta al mese viene testato il sistema di allarme, quelle sirene dal suono spettrale che mettono angoscia non appena il loro lamento comincia a riempire il silenzio.
Quando partono le sirene c’è solo una cosa da fare: correre al riparo. Ed il riparo in un mondo fatto tutto di case di legno è solo sotto terra, nel basement, nel seminterrato dell’abitazione o in uno spazio ricavato nel terreno e protetto da una botola. Il 10 dicembre a Mayfield, Benton, Dawson Spring e Bremen – cittadine più o meno minuscole, incassate in un angolo di territorio tra Kentucky e Tennessee −, le sirene hanno ululato troppo tardi e forse non tutti le hanno prese subito seriamente. Quaranta tornado hanno flagellato l’area nel corso del weekend e il numero delle vittime, ancora imprecisato, sfiora le novanta.
Tra le tante storie, tra tanto dolore e in mezzo alla sofferenza generata da queste misteriose e prepotenti manifestazioni di madre natura, c’è quella di Clara Lutz, una nonna a cui erano stati affidati due nipotini, Kaden, di quindici mesi, e Dallas, di appena tre. Colta di sprovvista come tutti, nonna Clara si è affidata alla saggezza popolare e al Padre Eterno, correndo a mettere i due piccolini nella vasca da bagno, con una coperta, un cuscino e una Bibbia. Così come quando eravamo piccoli e avevamo imparato a correre sotto il montante di una porta in caso di terremoto, come insegnatoci dai nostri genitori. “Ho sentito come un tuono”, racconta Clara, “ho sentito la casa tremare, ho sentito la vasca da bagno volar via, strappata dalle mie mani, non ho potuto trattenerla …”. La vasca è volata via, l’intera casa sradicata. Distruzione totale. E nel buio polveroso delle macerie, pur colpita violentemente al capo dal boiler, Clara si è messa a cercare ovunque.
“Non avevo idea di dove fossero finiti i bambini, tutto quel che potevo dire era “Signore, ti prego, fa’ che i bimbi siano salvi. Ti prego, ti imploro”. E nel cortile, sotto quel che rimaneva della vasca da bagno gli uomini dello sceriffo hanno trovato Kaden e Dallas. Vivi, incolumi. Anche l’emorragia cerebrale del piccolo Dallas, che era stata subito riscontrata, si è risolta da sé prima dell’arrivo all’ospedale di Nashville. Per Clara non c’è dubbio: è stata una grazia di Dio, un miracolo. Un miracolo che mette le vertigini, così come le mette il grande Mistero di tanto lutto e tanta distruzione.
Il Mistero che prende e che dà, che bussa alla nostra porta per richiamarci alla vita, nel tempo che ci è dato. Non possiamo sapere il perché di tutta questa sofferenza, ma dobbiamo domandarci cosa sia chiesto a noi.
E intanto Kaden e Dallas, segni tangibili della Speranza, ci guardano e ci incoraggiano a non lasciarci perdere d’animo, come quel bimbo che sta per nascere, nella mangiatoia.
Merry Christmas!
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