Salvatore Aldobrandi, pizzaiolo 75enne di Sanremo ma originario della provincia di Cosenza, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di una ragazza avvenuto 29 anni fa in Svezia. Il delitto, che era rimasto per tanto tempo senza un colpevole è stato risolto soltanto lo scorso anno, grazie alle analisi di alcune tracce di sangue ritrovate nell’auto che all’epoca era utilizzata dallo steso imputato e che poi si sono rivelate appartenenti alla vittima di nome Sargonia Dankha, una 21enne di origine irachena, di cui si erano perse le tracce nel 1995. Inizialmente il caso fu archiviato dalla polizia svedese come scomparsa volontaria, poichè le prove trovate nel veicolo di Salvatore non furono ritenute sufficienti per stabilire la sua colpevolezza e soprattutto perchè il corpo della ragazza non è mai stato ritrovato.
L’uomo quindi era tornato in Italia dove aveva continuato la sua attività di ristoratore, solo a seguito di una denuncia da parte della famiglia di Sargonia è scattato il processo presso il tribunale di Imperia che aveva portato poi all’arresto del pizzaiolo nel 2023. Secondo i giudici, a conclusione delle indagini non ci sarebbero più dubbi in merito alla sua colpevolezza: fu un caso di femminicidio aggravato da futili motivi.
Salvatore Aldobrandi condannato all’ergastolo a 75 anni per l’omicidio di Sargona Dankha, avvenuto 29 anni fa in Svezia
Ad incastrare Salvatore Aldobrandi, il pizzaiolo arrestato per l’omicidio di Sargonia Dankha, sarebbero state come hanno confermato i giudici di Imperia, non solo le tracce di sangue trovate nell’auto ma anche le testimonianze di familiari ed amici della vittima che avevano raccontato alcuni particolari importanti. I due infatti nel 1995 avevano una relazione, confermata da molti però come problematica e fatta soprattutto di episodi di possessività da parte di lui, sfociati spesso anche in violenze ed aggressioni.
Sembra infatti che poco prima del delitto, la 21enne avesse deciso di lasciare l’uomo, che all’epoca era proprietario di un ristorante a Linköping, rivelando ad una amica le intenzioni di terminare il rapporto e di allontanarsi, dicendo anche “Vorrei non avere più Salvatore tra i piedi“. Questi dettagli hanno contribuito alla decisione della Corte, che ha accolto le richieste dei Pm stabilendo in pieno la colpevolezza del pizzaiolo stabilendo che molto probabilmente il femminicidio sarebbe avvenuto in un contesto di gelosia estrema proprio perchè l’uomo non voleva accettare la fine della relazione. Gli avvocati di Aldobrandi hanno continuato però a sostenere la sua innocenza dichiarando di voler ricorrere in appello.