Classe 1979, originario di Palazzo Adriano (Palermo), Salvatore Cascio è diventato noto a partire dal suo ruolo del bambino in Nuovo cinema paradisomalattia della retina che comporta la perdita quasi totale della vista. È proprio per questo che ha dovuto dire addio al cinema, o comunque limitare di molto il numero delle sue uscite pubbliche: “Ci vedo pochissimo”, ha spiegato Cascio in un’intervista rilasciata a febbraio alla Stampa. “Non ne ho parlato mai, se non a chi conoscevo bene, per quella naturale riservatezza che interviene quando si deve parlare delle proprie cose, soprattutto quando sono negative. E anche perché ero sprofondato in un periodo buio, anche interiormente”. Questa sera, Salvatore Cascio sarà ospite de Il Volo in occasione del Tributo a Ennio Morricone organizzato da diversi amici ed estimatori sul palco della prestigiosa Arena di Verona.
La carriera di Salvatore Cascio, da Nuovo cinema paradiso al documentario sulla sua vita
Oltre che sul set di Nuovo cinema paradiso, Salvatore Cascio si distinse anche nell’ambito del Maurizio Costanzo Show, di cui era uno degli ospiti bambini. Ma fu il ruolo del giovane Totò, nel 1988, a portarlo al successo internazionale e alla conquista del British Academy of Film and Television Arts (Bafta) nella categoria attore non protagonista (fu il più giovane a riceverlo). Inoltre, nei primi anni Novanta, prese parte a diversi film nel ruolo di coprotagonista, per poi darsi alla musica e incidere in coppia con Fabrizio Frizzi il 45 giri L’orso. Il primo abbandono (momentaneo) delle scene risale al 1992: in quell’occasione, Salvatore salutò il pubblico con Jackpot per poi riapparire 7 anni dopo ne Il morso del serpente, per la regia di Luigi Parisi. Nel 2014 riappare nel film documentario Protagonisti per sempre di Mimmo Verdesca, vincitore un anno dopo del Giffoni Film Festival come miglior documentario, dove – dopo anni di lontananza dalle scene – racconta la sua esperienza di attore bambino.
Salvatore Cascio rivela: “Ho vissuto anni difficili”
Un’altra esperienza, quella più dolorosa della malattia, Salvatore CascioStampa. “È la prima volta che lo racconto pubblicamente”, ha precisato. “Mi ero chiuso in me stesso. Pazzesco. Grazie a Dio ci sono delle speranze nelle conquiste future della medicina. Spero sempre nella scienza, bisogna credere nella scienza. Grazie a Dio ho tanta fede. Ma ho vissuto anni difficili”.