Tommaso Buscetta è stato fondamentale per scardinare il sistema di Cosa Nostra, ma non è stato l’unico pentito ad accendere i riflettori sull’organizzazione mafiosa siciliana. Anche Salvatore Contorno, detto Totuccio, ha fornito un contributo essenziale per ricostruire gli affari interni dell’associazione criminale. Di “Coriolano della Floresta”, suo soprannome, si parlerà nell’appuntamento di questa sera con “Cose Nostre”, incentrato sull’estate dei veleni del 1989 nel Palazzo di Giustizia di Palermo.



Le pesanti accuse di Salvatore Contorno verso Giovanni Falcone

Salvatore Contorno è infatti protagonista del giallo insieme a un misterioso autore di lettere anonime – il “Corvo di Palermo” – e al giudice Giovanni Falcone. Pochi giorni dopo l’arresto di Contorno nel maggio del 1989, cinque lettere anonime accusano Falcone di aver favorito il rientro del pentito e di averlo armato per commettere dei veri e propri “omicidi di Stato”. In luglio comincia una spregiudicata “caccia al Corvo” ben presto identificato in Alberto Di Pisa, collega di Falcone nella Procura palermitana. Di Pisa, accusato di calunnia aggravata e protagonista di un lungo calvario giudiziario e mediatico, sarà assolto nel 1994, due anni dopo la strage di Capaci.



Chi è Salvatore Contorno, uno dei membri più influenti della Commissione?

Nato a Palermo il 28 maggio del 1946, Salvatore Contorno entra in Cosa Nostra a metà degli anni settanta grazie a Stefano Bontate, all’epoca uno dei membri più influenti della Commissione. Morto Bontate, Contorno sfugge a una serie di agguati da parte dei corleonesi guidati da Totò Riina. In particolare, a quello del 1981 nel quartiere Brancaccio: riesce a uscire incolume ai colpi di kalashnikov dei sicari mafiosi. Muoiono molti parenti e amici, decide di allontanarsi Palermo per preparare il contrattacco. Acquista una villa a Bracciano, ma il 23 marzo del 1982 lì viene individuato e arrestato dalle forze dell’ordine. Dopo alcuni mesi di carcere, Salvatore Contorno decide di collaborare e rilascia importanti dichiarazioni al giudice Giovanni Falcone. Nel 1984 viene estradato negli Stati Uniti, dove ottiene una nuova identità e la libertà vigilata in cambio della testimonianza nel processo “Pizza connection”.

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