La fiction di Rai1 “La Sposa”, con Serena Rossi, ha narrato quello che accadeva nel nostro Paese con i matrimoni combinati tra Nord e Sud. Salvina Mustica, oggi 74enne, fu una delle tante spose che dalla Calabria si spostò al settentrione per convolare a nozze a soli 20 anni. Al Corriere delle Sera ha raccontato quello che ha vissuto sulla sua pelle e l’esperienza tutt’altro che semplice: “Arrivai nelle Langhe e fu durissima. Non parlavo il dialetto, ero sola e mi sembrava che la gente mi guardasse in modo velenoso”. Quando arrivò davanti alla chiesa si sentì gli occhi di tutti addosso e immaginò i commenti velenosi che le avrebbe potuto fare, “Perché non ero una di loro, ero una terrona. Avranno avuto da ridire sul vestito, sulla pettinatura, sul fisico”. Ripensando al giorno del matrimonio, oggi dice: “Mi sono sentita triste, è stato un giorno brutto. E si vede anche nelle fotografie, non ce n’è una in cui sorrido”.



Quelle come lei venivano chiamate “calabrotte”. Erano le giovani donne calabresi che tra gli anni ’50 e ’70 accettavano un matrimonio combinato con un ragazzo delle Langhe, spesso visto appena una volta in foto. Per quel matrimonio combinato spesso si muoveva un “bacialè”, una sorta di mediatore matrimoniale che dietro compenso si impegnava a trovare “una signorina” a un ragazzo da maritare. Anche quello di Salvina fu un matrimonio combinato: “Avrei potuto rifiutarmi, certo. Ma è stato 55 anni fa, a quei tempi ci si pensava mille volte prima di dare un dispiacere ai genitori, ed era dispiacere anche dire un semplice no…”, ha commentato.



Salvina ed il matrimonio combinato

Quello che è accaduto a Salvina Mustica è tutt’altro che finzione. All’epoca nelle Langhe c’era una sua paesana sposata. Un ragazzo in cerca di moglie chiese al marito se per caso nel paese della sua consorte ci fosse una bella ragazza intenzionata a sposarsi. Fu suo zio, che faceva il bacialè e viveva in Calabria, a mettere la sua famiglia in contatto con quella dello sposo. L’aspirante marito andò in Calabria a fare la loro conoscenza e fu così che sua sorella si sposò nell’agosto del 1966. Fu in seguito a quelle nozze che entrò in scena Valerio Giordano, futuro marito di Salvina: “l’uomo che sposava mia sorella aveva un fratello scapolo che poi è diventato mio marito. Sa com’è: all’epoca c’era la grande occupazione nelle fabbriche, le donne piemontesi preferivano andare in città a sposare l’operaio e nelle campagne le ragazze scarseggiavano. Così sono venuti in tanti in Calabria a prenderle”, ha raccontato la 74enne.



Quando il padre andò nelle Langhe per vedere com’era il posto, sua sorella data in sposa recuperò una foto di Valerio per Salvina: “Venne da me quel mio zio bacialè. Mi disse: se te ne vuoi andare al Nord guarda che bel ragazzo! Io presi la fotografia e la buttai per terra: non lo voglio, perché non gli dai tua figlia? Risposi furente. Il mio cuore batteva per un fidanzatino di cui i miei non sapevano nulla e certo non potevo dirlo”. In occasione del matrimonio della sorella, Salvina conobbe Valerio: “Lui sembrava dolce, gentile ma non mi piaceva. Ho pensato: io questo non lo sposo manco morta”. Alla fine però, sentendosi “accerchiata” non è riuscita a dire di no. “Mentre eravamo al matrimonio di mia sorella è venuta una specie di delegazione a provare a convincermi. Ho ceduto dopo tre giorni. Ci siamo sposati che avevo quasi vent’anni, ad agosto del ‘67”, ha raccontato. Oggi ha due figli e quattro nipoti e si dice contenta della vita con Valerio: “non tornerei a vivere in Calabria”, sebbene i primi tempi furono per lei molto duri.