Un 25 aprile in Sicilia per Matteo Salvini all’insegna delle polemiche e delle critiche per la decisione del ministro dell’Interno di disertare le celebrazioni ufficiali della “Festa della Liberazione”. Il leader della Lega ha infatti deciso di recarsi in primis a Corleone per celebrare la “liberazione dalla mafia” e poi in un tour elettorale nell’isola. Parlando da Caltanissetta, dove si è recato per sostenere la candidatura a sindaco di Oscar Aiello, Salvini è stato accolto da un gruppo di contestatori al grido di “vergogna” e sulle note di “Bella ciao”. Una canzone che ha suscitato questa risposta nel vicepremier:”Uno che crede nel comunismo nel 2019 va abbracciato come un panda. Saluto i comunisti che stanno contestando e ricordo che istituiremo di nuovo l’educazione civica nelle scuole. Se voi amate i clandestini ci lasciate conto corrente e li mantenete voi”. (agg. di Dario D’Angelo)



SALVINI, “OGGI SONO IN VERSIONE ZEN”

Da Corleone a Monreale per chiudere poi a Bagheria: il tour in Sicilia per il 25 aprile del Ministro Salvini è un successo e un bagno di folla praticamente ovunque, tranne che per un gruppo di manifestanti che lo segue per contestarlo con le maglie “Sicily is not Padania”. «Di Maio mi contesta? Oggi sono in versione Zen, prossima domanda?» replica il vicepremier della Lega poco fa in piazza a Palermo, aggiungendo una nota su Siri «ho sentito il sottosegretario, gli ho chiesto se è tranquillo e mi ha detto di sì. Se è tranquillo lui, allora lo sono anch’io. Siri vuole essere ascoltato il prima possibile: in un paese civile questo accadrebbe un quarto d’ora dopo il coinvolgimento dell’indagato , non mesi dopo». In merito alla sua “distanza” dal 25 aprile della Liberazione, Salvini replica «l’antifascismo è un valore fondante e sì, l’Olocausto è il crimine pi grande della storia. Mi stupisce pure che me lo chiesa». Non mancano poi le stoccate al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, altro nemico n.1 del Ministro (che più volte lo ha definito un pericoloso “neofascista” in merito alla politica sui migranti nel Mediterraneo): «Orlando chi? Non conosco Orlando. Il prossimo che prepara gli scatoloni è lui. Orlando è quello che ogni volta che c’è un barcone che si avvicina mi chiamano e mi dicono che dice: ‘Li prendo io’, ma occupati dei palermitani, fenomeno, invece di occuparti del resto del mondo, delle case popolari di Palermo». Chiusura con stoccata ai Cinque Stelle: «Attenti a per chi votate a Bagheria» ha detto parlando del sindaco uscente Patrizio Cinque del M5S, «perché quello che doveva essere il sindaco del cambiamento non mi pare abbia ben operato, ma non voglio fare polemica».



IL 25 APRILE A CORLEONE

Lo aveva detto e lo ha fatto: discostandosi dagli altri responsabili del Governo oltre al Presidente della Repubblica, Matteo Salvini ha scelto di non presenziare alle commemorazioni per il 25 aprile nella Festa della Liberazione ed è invece volato in Sicilia a Corleone per una intera giornata dedicata alla lotta conto la Mafia. Un doppio colpo mediatico: in primis, non allinearsi al M5s in un momento di massima tensione politica ribadendo che la Liberazione non è un mero trionfo “rosso partigiano” bensì una vittoria allargata anti-fascista che comprende anche cattolici, monarchici e Brigata Ebraica. In secondo luogo, Salvini con il suo 25 aprile anti-Mafia ribadisce l’assoluta lontananza della Lega da ogni possibile “macchia” come invece avanzato senza censure da Di Maio e dai M5s dopo l’infuocato caso di Armando Siri. «La lotta a camorra, ‘ndrangheta e mafia è la nostra ragione di vita. Mi piacerebbe che quella di oggi fosse una giornata di unione, rispetto, memoria, pacificazione nel nome dell’Italia che verrà»: secondo Salvini la guerra a Cosa Nostra e alle altre mafie deve essere la principale battaglia del Governo e il collega vicepremier Di Maio, sfruttando proprio questo passaggio riferito dal Ministro degli Interni, lo bacchetta a distanza «allora insisti per far dimettere Siri».



DI MAIO VS SALVINI: “VAI IN SICILIA MA NON ELIMINI LE OMBRE”

Dallo scontro interno al Governo non se ne esce e nonostante il diverso 25 aprile passato da Salvini e Di Maio, non mancano le stoccate e “punzecchiature” tra i due vicepremier. «Sono qui per dire che la mafia la vinciamo: possono cambiare pelle, fare affari, controllare appalti ed energie, ma siamo più forti noi, li andiamo a scovare lì dove sono. Questo Comune, questa regione, questo governo sono disposti ad andare fino in fondo. Non ho paura», ha ribadito il leader della Lega da Corleone dove oggi ha inaugurato il nuovo Commissariato di Polizia, mentre il resto d’Italia celebrava il 25 aprile antifascista «Stamattina mi sono alzato con quattro striscioni che inneggiano alla mia morte. Ma non sono qui a piangere e a frignare. Anzi, fossi nello spirito dei partigiani, prenderebbero a schiaffoni quei 4 deficienti. Vorrei che questo 25 aprile fosse la giornata della memoria e dell’unione», ribadisce Salvini nella conferenza stampa finale. Da Roma intanto Di Maio lo citava ampiamente anche se indirettamente: «Siri si deve dimettere da sottosegretario e se non lo fa, chiederemo a nome del governo che lo faccia, anche al presidente del Consiglio, perché noi lo abbiamo disinnescato in qualche modo, togliendogli le deleghe ma quella è un’indagine di corruzione che riguarda anche fatti di mafia». Infine, ancora più diretto, sempre Di Maio «Puoi anche andare a Corleone a dire che vuoi liberare il Paese dalla mafia, ma devi evitare che la politica abbia anche solo un’ombra legata a inchieste su corruzione e mafia».