Nella giornata di oggi Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità del Governo presieduto dalla coalizione di centrodestra di Giorgia Meloni, ha partecipato ad un vertice a Strasburgo indetto dalla Repubblica Ceca. Il tema, sicuramente caldo, sul tavolo delle discussioni è l’ipotetico stop che l’Unione Europea vorrebbe alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Una norma che muove nella direzione, sicuramente importante, della riduzione dell’impatto ambientale causato dalle automobili tanto civili, quanto pubbliche e commerciali, ma che avrebbe trovato la ferma opposizione del governo italiano (tra gli altri) e dello stesso Matteo Salvini.



Salvini: “Ci mettiamo nelle mani della Cina”

In calce al vertice a Strasburgo Matteo Salvini, che aveva già annunciato la sua partecipazione nel pomeriggio con un post sul profilo Instagram, ha pubblicato un video dove ha tratto le sue conclusioni sull’incontro. “Un importante incontro con 8 governi europei”, ha spiegato, “per dire no alla messa al bando delle auto a benzina e diesel“, previsto per il 2035 e che, nell’ottica degli otto paesi (oltre all’Italia e alla Repubblica Ceca, anche Germania, Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Portogallo) manderebbe in crisi un intero settore commerciale.



Lo stop alle auto a benzina e diesel, infatti, come ha ribadito più volte lo stesso Matteo Salvini, richiederebbe una conversione costosa per i produttori automobilistici, pochi anni dopo gli adeguamenti recentemente imposti affinché i motori endotermici venissero sviluppati nell’ottica di un minore impatto. Un altro punto focale il ministro l’ha ripetuto anche nel suo video, “solo elettrico è fare un regalo alla Cina, licenziare in Italia, licenziare in Europa, non aiutare l’ambiente e mettersi mani e piedi in mano alla potenza cinese”. Matteo Salvini, tuttavia, ha specificato che “la transizione ecologica è fondamentale, però non va avanti a colpi di multe, di divieti, di obblighi, di penalizzazioni e di tasse, questo sia sulla casa che sulle auto. Evviva la transizione ecologica ambientale”, ha concluso, “ma accompagnata, incentivata, spiegata e non imposta per legge da Bruxelles sulla testa e sul portafoglio degli italiani, sulla loro casa e sulla loro auto, dalla sera alla mattina”.

Leggi anche

SCENARIO/ Da Bannon a Fitto (e Ue), i due fronti a rischio della Meloni (il terzo tiene)