Continua a far discutere la vicenda con protagonista Salvini e la sua chiacchierata al citofono per “stanare” un presunto spacciatore (con lo stesso che ha rimandato al mittente ogni accusa). Siamo nel quartiere Pilastro, in quel di Bologna, una zona difficile del capoluogo emiliano, come racconta Anna Rita Biagini. E’ sta proprio lei, una donna di 61 anni, ad aver denunciato al leader della Lega la presenza di quel presunto fornitore di droga: «Ci vivo da trent’anni – le sue parole rilasciate al quotidiano Il Messaggero – ma le cose negli ultimi tempi sono peggiorate. La sera quando porto il cane a fare una passeggiata ho una pistola in tasca, regolarmente registrata. Mi spiace ma è così». Il caso del citofono rischia di diventare un proprio boomerang per Salvini, con l’avvocato del 17enne tunisino di cui sopra, pronto a tutelare il suo cliente: «Le possibili ipotesi di reato sono molteplici, a memoria mi vengono in mente almeno sei o sette illeciti tra civili e penali». E anche Giorgia Meloni non si è schierata dalla parte del leghista: «Io non l’avrei fatto. Se sei una persona così in vista il pericolo emulazione non si può controllare». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SALVINI E IL CASO DEL CITOFONO: C’E’ CHI SI SCHIERA DALLA PARTE DEL LEGHISTA

Come previsto, la scena di Salvni al citofono non solo è divenuta un video virale ma è sta dominando la scena politica ed elettorale nel giorno in cui Di Maio si dimette da guida del Movimento 5 Stelle: mentre il Pd attacca su tutta la linea il leader leghista per la sua “scenetta” con il 17enne tunisino, arrivano novità inquietante da Pilastro di Bologna per quanto riguarda la signora che ha “segnalato” a Salvini la casa del presunto spacciatore. Il marito di Anna Rita Biagini – la donna che ha accompagnato al citofono Salvini ieri sera – ha subito questa mattina un “avvertimento”, trovando l’auto danneggiata per il lancio di un mattone che ha rotto il parabrezza: immediata la denuncia, ma la coppia non vive serena e non solo da ieri sera. «Tutti sanno quello che fanno. Ho più volte denunciato a polizia e carabinieri la situazione», spiega la signora al Corriere della Sera dopo averlo ripetuto ieri a Salvini. «Mio figlio è morto di overdose a trent’anni, per questo combatto lo spaccio – racconta la signora Bagini –. In realtà lui era malato di Sla e purtroppo era tossicodipendente. Quando le suoi condizioni erano peggiorate tanto da ridurlo su una sedia rotelle ha deciso di farla finita e lo ha fatto nel modo che conosceva, facendosi una dose letale». Molti residenti la sostengono nella sua lotta contro la droga nel quartiere, altri invece contestano l’immagine che ne esce del Pilastro: «Ho visto questa zona peggiorare nel tempo. E quello che mi dispiace è che dal presidente di quartiere mi sento dire che invece qui le cose vanno bene, ma non vanno bene per niente. Per questo apprezzo Salvini, mi è sembrato che su questi problemi abbia le idee chiare e mi convince. Qui da tempo ci promettono una nuova caserma dei carabinieri, ma rimandano sempre. E la cosa non la sopporto», aggiunge la signora al CorSera.



IL 17ENNE TUNISINO: “HO UN SACCO DI PRECEDENTI, MA ORA SONO PULITO”

Emergono le parole del 17enne tunisino accusato di essere uno spacciatore da una donna, dinanzi all’ex ministro Salvini. “I miei erano sconvolti – sono le parole dello stesso giovane ai microfoni dei colleghi di Fanpage – sono pieno di precedenti, in passato ho fatto di tutto e di più, ma adesso vado a scuola, sono un ragazzo normalissimo, non mi manca niente”. Il ragazzo intende ora portare in tribunale la donna che ha scatenato la miccia: “Mia madre ha 67 anni, mio padre lavora tant – prosegue nel suo racconto, sottolineando come i suoi genitori non abbiano appunto preso bene la fake news – ci è rimasto malissimo. Anche mio fratello non fa queste cose, lui gioca a calcio”. Così invece il numero della Lega, che difende il suo intervento: “Il vicepresidente mi accusa di razzismo? Io ho raccolto il grido di dolore di una mamma coraggio che ha perso il figlio per la droga. Un atto di riconoscenza che dovremmo fare tutti: la lotta agli spacciatori dovrebbe unire e non dividere. Tolleranza zero contro droga e spacciatori di morte: per noi è una priorità. In Emilia Romagna e in tutta Italia ci sono immgirati per bene, che si sono integrati e che rispettano le leggi. Ma chi spaccia è un problema per tutti: che sia straniero o italiano, non fa nessuna differenza”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SALVINI AL CITOFONO CON UN TUNISINO: “LEI SPACCIA?”

Rimarrà uno dei punti più “iconici” della campagna elettorale nelle Elezioni Regionali in Emilia Romagna con Matteo Salvini che al citofono chiede ad una famiglia tunisina se spaccia in quell’area del Pilastro di Bologna: mentre era in diretta video Facebook con diversi cittadini-elettori per farsi raccontare i problemi e le emergenze di quella periferia, una donna avrebbe segnalato al leader della Lega una palazzina dove si trovava uno dei pusher che purtroppo funestano la zona. Qui la complessa macchina comunicativa della Lega si organizza e prepara un’azione «dimostrativa» (come riferito questa mattina dallo stesso Salvini a Mattino5, ndr) per stanare il presunto cittadino irregolare: citofona direttamente ad una famiglia accusata (dagli altri residenti) di spacciare e chiede direttamente «scusi, per caso suo figlio spaccia? Ci è stato segnalato così…». E così per altre famiglie abitanti in quell’area del Pilastro: il caso esplode e non poteva essere altrimenti vista la platealità del gesto e le conseguenze, anche legali, per quanto avvenuto (citati infatti il nome del presunto spacciatore e di sfuggita anche il numero civico di quell’appartamento).

SALVINI AL CITOFONO, IRA DEL GOVERNO TUNISINO

«Babbo e figlio spacciano droga, ecco perché ho citofonato a quella casa. Abbiamo segnalato a chi di dovere, che agirà di conseguenza, perché spacciare droga alla luce del sole significa vendere morte», così si è difeso questa mattina a Mattino 5 il leader della Lega Matteo Salvini, spiegando come si sia trattata di un’azione dimostrativa. «Quando una mamma mi chiede aiuto, una mamma che ha perso un figlio per droga, faccio il possibile mettendomi in prima linea, anche se qualche benpensante protesta», ribadisce l’ex Ministro degli Interni impegnato a fondo nella campagna elettorale pro-Borgonzoni per le Regionali emiliane. In chiusura Salvini spiega come la Lega abbia presentato il progetto di legge Droga Zero” «che prescinde dalla ‘Modica quantità’ perché la droga fa male, è morte. Gli spacciatori devono stare in galera, non a casa». Nel frattempo il deputato tunisino Sami Ben Abdelaali, parlando a nome del Parlamento di Tunisia chiede le scuse ufficiali di Matteo Salvini per l’episodio del citofono contro la famiglia di origini tunisine: «in Tunisia quest’azione vergognosa di Salvini ha scatenato una grande protesta unita a manifestazioni di solidarietà nei confronti della famiglia tunisina e del minore citati per nome dall’ex (per fortuna) ministro dell’Interno. Sbalorditi per l’attacco diffamatorio di una famiglia di lavoratori, oltretutto sferrato da una persona che in Italia ha ricoperto incarichi di governo», spiega il deputato a Repubblica. La polemica non si placa e proseguirà ancora in queste ultime giornate di campagna elettorale.