SBARCHI MIGRANTI, L’ATTACCO DI SALVINI ALL’EUROPA: “È UN ATTO DI GUERRA”
I quasi 7mila migranti arrivati ieri in un solo giorno nell’hotspot di Lampedusa riaprono un tema enorme, in realtà mai del tutto “sopito” in questa tumultuosa estate 2023: per il vicepremier Lega Matteo Salvini siamo davanti ad un autentico «atto di guerra» contro l’Italia e con l’Europa, con in più la colpevolezza secondo il leader della Lega di una Unione Europea praticamente «assente». Sono parole molto dure quelle proferite ieri in conferenza stampa alla sede della Stampa Estera, mutuate dagli eventi di queste ore caldissime per gli arrivi in massa nella piccola isola siciliana di migliaia di rifugiati e immigrati in condizione disperate.
Il tutto nel giorno in cui la Presidente della Commissione Ue Von der Leyen da Strasburgo intonava l’appello sulla “solidarietà” e un accordo sui migranti «ormai quasi fatto»: lo scollamento con la realtà di Lampedusa appare evidente e infatti Salvini parte proprio da questo concetto nella sua invettiva che ha “infiammato” il dibattito politico. «Gli sbarchi sono il simbolo di un’Europa che non c’è, è lontana distratta e complice e lascia i singoli paesi ad affrontare i problemi», attacca il Ministro dei Trasporti davanti ai cronisti esteri, «Quello che sta succedendo a Lampedusa e a Strasburgo – sottolinea Salvini – è solo il fallimento dell’Europa e dell’accordo con i socialisti. Quando ti arrivano 120 mezzi navali in poche ore non è un episodio spontaneo, ma un atto di guerra». Tra le 6mila e 7mila persone in poche tutte da barchini e barconi «non arrivano a caso», rintuzza il vicepremier che si dice convinto «ci sia una regia dietro a questo esodo». Salvini infine ricorda come nelle prossime ore se ne parlerà all’interno del Governo in quanto «non possiamo assistere ad altre scene simili. Credo che dietro gli sbarchi ci sia un sistema criminale organizzato a cui si risponde con tutti i mezzi a disposizione. Nessuno escluso».
SALVINI VS UE, LE REAZIONI: DALL’IRA DELLE OPPOSIZIONI ALLA POSIZIONE DI MELONI E TAJANI
Dal “Piano Mattei” agli accordi stilati con la Tunisia e l’Europa per limitare le partenze fino al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, fino alla cabina di regia sul dossier migranti, al momento non sembrano funzionare molto gli strumenti messi in campo dall’Italia per limitare le partenze dall’Africa del nord: l’instabilità di Libia e Tunisia, alle prese con una forte migrazione dall’Africa subsahariana, sull’efficace controllo delle coste è un allarme suonato da tempo da Roma verso Bruxelles. Dopo gli arrivi in massa a Lampedusa e il contemporaneo “stop” di Francia e Germania ai ricollocamenti dall’Italia (su 4.015 richieste secondo il Regolamento di Dublino, solo 22 sono stati ricollocati in Europa nei primi 8 mesi del 2023, ndr), la polemica è esplosa ed è subito diventata politica con l’accusa di Salvini contro un’Europa assente davanti a questo «atto di guerra».
Immediata le reazioni delle opposizioni contro il vicepremier, a partire dal Pd con Laura Boldrini: «il ministro Salvini che fa? Scopre che esistono organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di persone. E poi parla di ‘regia esterna’ e di ‘atto di guerra’. Chi starebbe compiendo questo ‘atto di guerra’ contro il nostro Paese? Ora che la questione migranti si è rivelata un totale boomerang, arriva puntuale anche il complotto contro l’Italia». Per Giuseppe Conte dal M5s l’emergenza migranti racconta di un «fallimento dell’Italia di Meloni», mentre il leader di Azione Carlo Calenda se la prende con il leader della Lega, «Non ho attribuito, come invece ha fatto il centrodestra quando era all’opposizione, la responsabilità degli sbarchi al governo. Ma sentire un vicepremier usare la parola ‘atto di guerra’ così, senza pensare, come fosse un passante al bar, è inaccettabile. Salvini ci sta coprendo di ridicolo. Meloni intervenga». Chiude il giro delle opposizioni in protesta il leader di Alleanza Verdi-Sinistra, Nicola Fratoianni, definendo «farsa» l’accusa di Salvini, «Una farsa peraltro di cattivo gusto di fronte alle immagini scandalose che arrivano da Lampedusa. Abbiamo un governo di teatranti».
Nell’intervista con Bruno Vespa su Rai1 mercoledì sera, la Premier Giorgia Meloni ha dato una sua prima posizione ufficiale dopo gli sbarchi record a Lampedusa, rispondendo in parte alle tematiche messe in campo dal suo vicepremier: «La questione dei ricollocamenti è secondaria, sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi, è una coperta di Linus, la questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia, non vedo ancora risposte concrete». Per l’altro vicepremier, Antonio Tajani, la situazione è drammatica e può ancora peggiorare, così nell’intervista al “Corriere della Sera” oggi afferma che l’Europa da sola non basta, «abbiamo coinvolto le Nazioni Unite, il G20, abbiamo lavorato a una grande conferenza internazionale che deve essere l’avvio di un vero processo di stabilizzazione del Sahel».
RETROSCENA SUGLI ARRIVI DEI MIGRANTI IN MASSA A LAMPEDUSA: ‘ILGIORNALE’, “LE COLPE DELL’EUROPA”
In merito a quell’affondo di Salvini sull’emergenza sbarchi, in particolare sulla possibilità che vi sia una effettiva «regia criminale» dietro agli ultimi arrivi di questi mesi, “Il Giornale” oggi con l’inviato di guerra Gian Micalessin espone un possibile retroscena sulle eventuali responsabilità politiche che indirettamente avrebbero alimentato una sorta di vero “complotto”. Detto in parole semplici, secondo quanto ricostruito dal collega, l’Unione Europea con la Commissione Von der Leyen avrebbe “tradito” il sofferto patto sottoscritto con il Governo della Tunisia grazie alla mediazione della Premier Meloni.
Da quel memorandum firmato sono passati due mesi ma i 250 milioni di euro complessivi destinati alla Tunisia per dare fiato alle casse dello Stato (morso dalla stretta del FMI) e controllare le coste dalle partenze dei migranti, non sono praticamente mai arrivati. «Il tutto per l’entusiasmo degli eurodeputati Pd che a Bruxelles fanno la gara nel definire una violazione dei diritti umani il tentativo di arginare le partenze da Sfax e dintorni», scrive Micalessin. Ebbene, tramite fonti di Palazzo Chigi al “Giornale” si scopre che la mobilitazione dem non è casuale: «senza quei fondi, Tunisi non è in grado di pagare gli stipendi della Guardia Nazionale e delle altre forze chiamate a far rispettare gli accordi con l’Italia». L’obiettivo di questo potenziale “eurocomplotto” è tutto politico: far cadere la Meloni e il Governo affossando la Tunisia, sulla pelle di migliaia di migranti, il tutto a ridosso delle Elezioni Europee dove la sinistra teme il sorpasso delle forze di centrodestra nell’Eurozona.